l'editoriale
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10 Marzo 2022 - 09:00
È cresciuta a Barriera di Milano, oggi è tra le nuove voci della musica trap più seguite ed è un idolo dei teenager anche dopo il suo programma su Discovery, ma suo malgrado un personaggio finito alla ribalta sui giornali per altre ragioni più legate alla cronaca: «ma di questo non vogliamo parlare, adesso». Sono situazioni da tenere lontane, per non cadere nel luogo comune dei rapper o dei trapper borderline.
Chadia Rodriguez, 23 anni, arrivata alla musica un po’ per caso («è la musica che ha trovato me»), uscita dalla scuderia della casa discografica di Jake LaFuria, in copertina su Spotify e con un brano certificato disco d’oro, ha sempre messo nei suoi testi messaggi contro bullismo e body shaming, ma anche riferiti alla sessualità, all’amore, a una forma di libertà da bugie e fraintendimenti. Da lì, la trasmissione televisiva e ora il libro “Sex, lies and Chadia” (Baldini+Castoldi, 17 euro), un «manuale di educazione al piacere». Con le domande dei fans, la consulenza di una professionista indicata come Lady Doc. Domande anche ingenue come «se mi masturbo sono ancora vergine?», oppure questioni tecniche sull’orgasmo, i rapporti tra uomini e donne: temi strutturati nei vari capitoli e accompagnati da una guida finale che riassume per punti i vari temi. Sempre con i toni allegri di un dialogo fra amici, e molte confidenze personali.
Chadia, come mai questa sorta di “educazione sessuale” per i giovani? «Ci sono grandi lacune nella sessualità tra i giovani ma anche tra gli adulti. Io rispondo a queste domande».
Lei pare voler descrivere la necessità una sessualità felice e consapevole: possiamo definirla come uno strumento di libertà? O una nuova forma di femminismo? «Nessuno ha mai avuto una sessualità felice e da raccontare, troppi schemi, troppe lacune. E poi abbiamo tutti un momento in cui vogliamo fare da soli. Noi non vogliamo mettere nessun tipo di etichetta o di genere».
Lei è cresciuta a Barriera di Milano, è mai stata discriminata per le sue origini (la mamma è marocchina, il padre spagnolo, ndr)? «No, mai. Crescere a Barriera... beh non credo di essere venuta così male, no? (ride) Barriera mi ha dato molto e allo stesso tempo mi ha dato poco. Ma è una cosa individuale: ci sono persone che riescono a vedere il tanto anche quando il piatto è mezzo vuoto e altre che vedono il poco anche quando il piatto è pieno. Quanto alla discriminazione, penso che capiti a ogni ragazzina o ragazzino che ha avuto quindici anni».
Ha detto di essere arrivata alla musica per caso: autodidatta? «Sto studiando adesso: prendo lezioni di canto, piano, chitarra. Ho studiato moda alla scuola San Carlo».
Che musica ascolta? «Sempre la stessa da ventitré anni, ho una playlist con cento ore di musica: allegra, triste, canzoni vere».
La trap è una musica che manda messaggi? «Da quando ci sono io, sì».
Un idolo musicale? «Amy Winehouse. E nel calcio, Alex Del Piero e Javier Zanetti, perché da piccola ero interista. Ho giocato nelle giovanili della Juve e ho visto le JWomen: sono tutte fortissime, incredibili».
Progetti futuri? «Ce ne sono molti. Non vedo l’ora che le persone amino quello che sto facendo».
Andrà a Sanremo? «E chi lo sa? (ride)»
Un messaggio per i ragazzi e le ragazze? «Siate voi stessi, perché tutto il resto è stato preso».
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