All’età di 110 anni è morto a Torino Salvatore Cavallo, l’uomo più vecchio d’Italia. Nato nel 1909 in Sicilia, aveva spento 110 candeline lo scorso 17 maggio, ricevendo anche la visita della sindaca Chiara Appendino.
IL RITRATTO (da CronacaQui del 14 maggio):
Quando tagliò il già straordinario traguardo del secolo di vita, Salvatore Cavallo scrisse di suo pugno una pièce teatrale da mettere in scena con nipoti, parenti e amici. Raccontava di un centenario che finiva sotto processo con l’accusa di aver ingannato il tempo. La condanna, altri dieci anni da trascorrere su questa terra. Un racconto profetico per l’italiano più vecchio al mondo.
Un distinto signore in giacca e cravatta che oggi trascorre le sue giornate leggendo di storia, guardando le tribune politiche alla televisione, osservando dalla finestra di casa gli allenamenti del Toro al Filadefia con occhi ancora bramosi di giovinezza.
Del resto lui, insegnante negli istituti tecnici e preside di scuola media, in mezzo ai ragazzi ci è cresciuto ed è invecchiato, fino alla pensione nel 1974. E anche questo è uno dei segreti di un’età tanto favolosa. Insieme con la determinazione di una vita vissuta sempre con coraggio, anche nei momenti più difficili. Che in questi 110 anni di certo non gli sono stati risparmiati: gli orrori della guerra, una figlia di appena un anno colpita da una malattia incurabile, sua moglie morta in un incidente stradale ormai più di vent’anni fa. Alla figlia Grazia e ai nipoti Gabriella e Alessandro, il professor Salvatore Cavallo ha insegnato che bisogna vivere di ricordi e non di rimpianti, «con forza di volontà e tanta dignità, anche nel dolore».
Come per il protagonista di quel film straordinario che è “Il miglio verde”, l’unica tristezza per la quale non esiste consolazione è stata quella di aver dovuto dire troppi addii, in questa avventura straordinaria iniziata a Vittoria, in provincia di Ragusa, il 16 maggio 1909, e continuata a Milano per gli studi in Agraria culminati con la laurea. Nel 1941 la chiamata alle armi sul fronte del Nord Africa, con il grado di capitano del Genio: l’assedio di Tobruk, la disfatta di El Alamein, il ritorno in Patria, il matrimonio con Antonia. E dire che la sua esistenza poteva finire lì, nei convulsi giorni della Guerra Civile e della Resistenza di cui Salvatore ha fatto parte. Era già con le spalle al muro, di fronte al plotone di esecuzione dei nazisti: solo l’intervento di un ufficiale italiano convinse i tedeschi a soprassedere con l’esecuzione e a lasciarlo libero. «La prima delle tante volte nelle quali ho visto la morte in faccia».
Dopo aver aperto un’industria di conserve in Sicilia, il professor Cavallo iniziò a dedicarsi alla grande passione della sua vita, quella dell’insegnamento. Una missione portata avanti prima a Novara e poi a Torino che gli insegnò anche il primo dei suoi segreti di longevità: «Restare giovane tra i giovani».
Detto che anche la genetica qualcosa avrà pur fatto, visto che sua cugina Concetta è morta a 102 anni e che nel 1975, dopo un intervento chirurgico, un medico profetizzò: «Lei ha una tempra straordinaria, di uno che vivrà almeno cent’anni». Il decano degli italiani non ha mai fumato e ha sempre bevuto con estrema moderazione, preferendo dedicarsi allo sport. E non il calcio, come potrebbe lasciar credere la sua vicinanza con i campi del Filadelfia, quanto piuttosto la ginnastica artistica. Fino a tre anni fa faceva cyclette tutte le mattine. E poi pasta, verdura, frutta, pesce, pochissima carne, poco caffè.
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No, non aveva paura di morire, il professor Cavallo. «Perché tanto da lì non si scappa, l’importante è andarsene via bene», ci disse.
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