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Il caso
10 Ottobre 2025 - 19:56
Lo ha ribadito in più di un’occasione pubblica il primo cittadino di Torino Stefano Lo Russo: quest’Amministrazione crede nel Patto di collaborazione con Askatasuna, rinnovato lo scorso 18 marzo. O meglio, crede in un patto stipulato con una parte dei cittadini e delle associazioni presenti nell’edificio di corso Regina Margherita 47. Lo aveva già definito un «percorso coraggioso di uscita dall’illegalità», quando - sulla scorta del precedente milanese, il centro sociale Leoncavallo - la destra scalpitava nel chiedere allo stesso modo lo sgombero di Askatasuna.
L’ultima, era stata la conferenza stampa all’indomani delle violenze del corteo di venerdì 3 ottobre scorso e - ancor prima - dell’assalto alle Ogr e alla Leonardo. Qui il sindaco, reduce da una riunione urgente del Comitato per la Sicurezza e l’Ordine pubblico, aveva chiarito, a chi parlava di “regia Aska”, dietro i fatti, che «non è l’edificio che partecipa ai cortei, ma le persone». Ammettendo, però: «Recuperare uno spazio non basta per disinnescare un fenomeno così articolato».
Il patto di collaborazione, infatti, prevede due step: nella prima i proponenti - la Città - si impegnano alla ristrutturazione di una parte degli spazi al pian terreno. Nella seconda, al termine dei lavori, potranno partire attività culturali e sociali. La manutenzione, invece, spetterebbe ai cittadini firmatari del patto. Off limits l’accesso ai piani superiori, non ancora agibili: nessuno potrà entrare. Ma sono diverse le voci, testimoniate con foto, dei residenti che mostrano tutto il contrario: panni stesi e luci accese in serata. Insomma, quel posto, tutto sembra, fuorché non disabitato. La ciliegina sono proprio le misure cautelari spedite direttamente in corso Regina Margherita 47, all’alba di ieri.
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