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L'INTERVISTA

Travaglio: «Berlusconi? Speravo di criticarlo in eterno»

Il direttore del Fatto Quotidiano commenta la scomparsa dell'ex Cav e guarda al futuro di Forza Italia

Intervista a Marco Travaglio

Intervista a Marco Travaglio

Tirò fuori dalla tasca del completo un fazzoletto bianco e si mise a pulire la sedia dove, prima di lui, si era seduto il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Era il 10 gennaio del 2013 e Silvio Berlusconi si trovava ospite nello studio di “Servizio Pubblico”, il programma condotto da Michele Santoro che quella sera stabilì un record storico di ascolti, con 8.670.000 telespettatori intenti a guardare la scena. Il video poi divenne virale sul web, quasi fosse un simbolo dello storico antagonismo tra i due. Ancora oggi infatti, quando un coro pressoché unanime di voci si leva per ricordare la vita del fondatore di Forza Italia, Travaglio non fa sconti all’ex Cav.


Non ci dica che è contento?
«Assolutamente no. Speravo che vivesse in eterno, per poterlo criticare in eterno».
Cosa ha pensato quando ha appreso la notizia?
«Ormai dentro di me avevo quasi la sensazione che fosse immortale. Quando ho scoperto che non c’era più la prima reazione è stata di stupore».
L’Italia è divisa tra chi prova cordoglio e chi gioisce della sua definitiva uscita di scena. Lei da che parte sta?
«Quando una persona muore resta ciò che è stato in vita. Quindi anche il mio giudizio resta assolutamente intatto. In generale, abbiamo la tendenza dopo la morte di far diventare buone le peggiori canaglie. Peraltro, gli fanno un pessimo servizio i suoi devoti che lo trasformano in un santino».
In che senso?
«Lui non ha mai fatto niente per dipingersi come un santo. E poi piaceva proprio perché era una canaglia. Se fosse stato un santarellino non avrebbe preso un voto. I suoi elettori lo amavano esattamente così com’era. Si è sempre divertito e non ha mai nascosto la sua vera natura. Nascondeva i reati, quelli sì, per non finire in galera».
Lei non gli ha mai risparmiato nulla. Tra le tante cose che gli rimprovera non gli riconosce neanche una virtù?
«La tenacia. Ne ha passate di tutti i colori dal punto di vista fisico, sanitario, giudiziario e politico. Ricordo quando gli hanno tirato il modellino del Duomo in faccia, ad esempio. Ha subito così tanti interventi che probabilmente non c’era più un millimetro quadrato della sua pelle che fosse quello originario. Ne ha viste di tutti i colori nella sua vita, ma era sempre lì pronto. Per tigna e per non darla vinta. Aveva sicuramente una resistenza fisica e una tempra nervosa ineguagliati. Leggendo la sua biografia ci si rende conto che – nel bene e nel male, soprattutto nel male secondo me – ha fatto proprio tante cose. La sua vita potrebbe essere spalmata su 10-20 protagonisti».
A proposito di protagonisti, Renzi è stato il primo a fare le condoglianze alla famiglia Berlusconi. Pensa che possa essere il suo erede?
«Penso che sicuramente gli piacerebbe. Lui di fatto è un Berlusconi che non ce l’ha fatta. Spera che leccando la bara gli elettori di Forza Italia – che ormai non erano moltissimi – arriveranno da lui».
E ci riuscirà?
«Io credo che non ne acchiapperà nemmeno uno».
Che differenza c’è tra Renzi e Berlusconi?
«Berlusconi non era un uomo che stava antipatico all’opinione pubblica, Renzi - di contro - è il politico più antipatico che si sia mai visto negli ultimi anni. Ha distrutto il suo partito, il suo governo e anche molti altri. Berlusconi ha l’immagine del costruttore: dall’edilizia, alla televisione alla carriera politica. Dopotutto, Berlusconi è durato 30 anni, Renzi solo tre».
E nel recinto di Forza Italia c’è secondo lei un delfino all’altezza di ereditare il regno di Berlusconi?
«No, assolutamente. È un partito destinato a consumarsi. A svuotarsi. Cercheranno tutti un rifugio là dove volevano già andare prima ma non osavano per rispetto nei confronti di Berlusconi e anche per convenienza. Adesso che nel migliore dei casi al timone c’è Tajani, cercheranno tutti di migrare verso Fratelli d’Italia o verso la Lega.
In ogni caso viene meno uno dei suoi bersagli politici e giornalistici preferiti. Ora si dedicherà a qualcun altro?
«Una volta era uno dei miei bersagli preferiti. Negli ultimi anni mi sono occupato di lui veramente poche volte. A me gli avversari piace combatterli quando sono in vita. Quando sono declinanti mi fanno anche un po’ pena. L’impegno che ci mettevo risale a quando Berlusconi governava e faceva danni. Non a me eh, all’Italia».
Ora non ci dirà che le stava personalmente simpatico?
«Dal punto di vista personale lo trovavo anche divertente, simpatico. Il dramma era che fosse il presidente del consiglio».
Nell'ultimo periodo si è occupato molto anche delle sue vicende giudiziarie…
«Il più delle volte me ne occupavo perché c’era qualcuno che cercava di riscrivere la storia e le sentenze per farlo passare per un innocente perseguitato. Mi toccherà riparlarne nei prossimi giorni e mesi perché ci sarà sicuramente qualcuno pronto a dire che le sentenze non sono mai esistite, che a casa sua non era un mafioso travestito da stalliere, che non stava nella Loggia P2. Insomma, a negare l’evidenza. Negheranno persino quello che lui stesso ammetteva. Gli sciocchi sono sempre più zelanti del padrone».
Mi permetta un gioco di parole, lei spesso ha detto pubblicamente che Berlusconi «andava a troie». Ora se le prenderà con la Meloni che va “Atreju”? (vedi box sotto ndr)
«Sono due storie completamente diverse. La Meloni è una che fin da ragazzina ha fatto politica. Berlusconi pensa ai suoi interessi. Meloni non è una miliardaria. Berlusconi sì e in virtù di questo si è comprato tutto, compresa la politica. Dopo essersi comprato giudici, testimoni, guardia di finanza, senatori e anche le donne».


Quindi sarà più morbido con Meloni?
«Io non ce l’ho con i politici a prescindere. Li giudico da quello che fanno. Quando Meloni ha confermato l’ergastolo ostativo per i mafiosi le ho fatto tanti complimenti. Aveva cominciato bene. Per ora però rimane l’unica cosa giusta che ha fatto, ma se ne farà delle altre sono pronto a riconoscerlo».

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