l'editoriale
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23 Settembre 2021 - 08:19
Dopo la caduta di un pezzo di soffitto, che aveva mancato per pochi centimetri uno dei loro quattro figli, un bambino di otto anni, madre e padre avevano chiesto aiuto alla proprietaria dell’alloggio, senza ricevere aiuto. Dopo un mese, e decine di richieste (rivolte anche a carabinieri e polizia), la situazione per la famiglia di El Mostafa, operaio di origini marocchine residente in corso Giulio Cesare 20 (quinto piano), è ulteriormente peggiorata: non solo dal tetto cadono pezzi, ma l’impianto del gas non è a norma. I tecnici, con la polizia municipale (intervenuti qualche giorno fa) hanno staccato la fornitura, per il rischio che possa esplodere qualcosa o accadere un grave incidente. Come avvenne qualche settimana fa in via Bramafame.
E mentre la proprietà della casa continua a non rispondere (secondo quanto riferiscono El Yaqout El Mostafa e la consorte), i loro quattro figli (che hanno 5, 8, 11 e 19 anni) continuano a vivere senza la possibilità di consumare pasti caldi o cucinati in casa e senza acqua tiepida. Il gas resta staccato, al posto del boiler c’è una crepa sul muro con dei tubi penzolanti e dal soffitto, ancora costellato di pezzi di intonaco pendenti, ogni tanto ci sono anche perdite d’acqua.
«Non è possibile - racconta il vicino e amico di El Mostafa, che lo ha accompagnato dalle forze dell’ordine nei giorni scorsi – che in un paese civile e in una città come Torino possano accadere cose del genere. Dopo che è caduto il soffitto siamo andati dai carabinieri e dalla polizia, ma ci hanno detto che non potevamo fare un esposto, ma che doveva intervenire il padrone di casa. E che se lui non risponde dobbiamo chiamare un avvocato. Ma come si fa ad aspettare ancora, e a vivere in condizioni di pericolo?». El Mostafa lavora nel nostro paese da oltre un decennio, è regolare e ha sempre pagato l’affitto (250 euro più spese) per l’alloggio (di 40 metri quadrati) che occupa. Una casa che però adesso, per i suoi figli, può diventare pericolosa.
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