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Ora i contadini chiedono aiuto
06 Giugno 2023 - 07:20
Un esempio di ciliegie danneggiate dai temporali
Vigne dell’Erbaluce azzerate dalla grandine, che ha abbattuto anche i cereali. Poi asparagi sott’acqua e produzione delle ciliegie dimezzata dopo le piogge: è la «calamità» che ha colpito le coltivazioni torinesi, già provate da un anno di siccità. Un paradosso che ora sta mettendo in ginocchio uno dei settori più importanti dell’economia del Piemonte, con conseguenze anche sui prezzi in mercati e supermercati: «Abbiamo bisogno di aiuto dalle istituzioni» lanciano l’appello le associazioni degli agricoltori.
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La conta dei danni
L’elenco dei danni del maltempo è praticamente infinito, anche perché certe zone hanno ricevuto più pioggia a maggio che in tutto il 2022. I temporali della notte fra il 27 e il 28, per esempio, hanno azzerato la produzione dell’Erbaluce a Caluso.
«Stiamo già facendo la potatura, lasciando solo le gemme per avere il legno l’anno prossimo - riporta Bartolomeo Merlo, presidente del Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione dei vini di Caluso, Carema e Canavese - In quelle zone l’uva è a zero, in altre si va tra il 40% e il 60% in meno. E dobbiamo vedere come andrà la fioritura: siamo disperati, è una situazione veramente desolante».
In certe zone stiamo già potando le vigne dell'Erbaluce per l'anno prossimo: lì l’uva è a zero, in altre aree si va tra il 40% e il 60% in meno. E' desolante
Giorgio Merlo
presidente del Consorzio dell'Erbaluce
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La grandine del 31 maggio ha staccato i chicchi dalle spighe di grano e orzo tra Piossasco, Volvera e Airasca, dove il raccolto è compromesso. Idem per il mais e per le coltivazioni dove l’acqua è rimasta a ristagnare. Pessima anche la situazione della frutta. Un esempio arriva da Pecetto, dove sarà dimezzata la normale produzione di 127 tonnellate di ciliegie. Che sono piccole e spesso “toccate”: «Chiediamo comprensione ai consumatori» riflette Elisa Tosco, presidente di Facolt, l’associazione dei frutticoltori della collina.
Io avrei bisogno di 400 rotoballe di fieno per 180 bovini. Ne ho 15 e non so come trovarne altro. E tantissimi colleghi sono nella stessa situazione
Bruno Mecca Cici
presidente della Coldiretti di Torino
Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino, ha un esempio in casa: «Io avrei bisogno di 400 rotoballe di fieno per 180 bovini. Ne ho 15 e non so come trovarne altro. E tantissimi colleghi sono nella stessa situazione». Sott’acqua anche gli asparagi: «Crescono bene nei terreni sabbiosi e gli allagamenti in certe zone hanno creato grossi disagi - commenta Gino Anchisi, presidente dell’associazione dei produttori dell’asparago di Santena e delle terre del Pianalto - Ora dobbiamo sperare che i temporali si fermino».
Il problema è che pioggia e grandine potrebbero tornare anche in questi giorni.
«Ora servono aiuti»
Infatti ora gli agricoltori sono terrorizzati: «Servirebbero reti antigrandine e assicurazioni contro gli agenti atmosferici - considera Merlo - Cercheremo di contattare l’assessore regionale all’agricoltura, Marco Protopapa, per far arrivare i contributi ai settori che hanno avuto più danni. Noi soffriremo anche l’anno prossimo, quando avremo una produzione dimezzata». Concorda Tosco: «Gli impianti di copertura costano fra i 100mila e i 150mila euro a ettaro: chiediamo alle istituzioni un aiuto per le nostre produzioni, oltre a una maggiore attenzione ai cambiamenti climatici che stiamo toccando con mano».
Chiediamo alle istituzioni un aiuto per le nostre produzioni, oltre a una maggiore attenzione ai cambiamenti climatici che noi tocchiamo con mano
Elisa Tosco
presidente della associazione Facolt
Tira le somme Mecca Cici: «L’unica consolazione è che sia finito il maggio più piovoso dal 1988. Ma abbiamo davanti ancora tre mesi estivi, dov’è garantito che farà disastri. Se smette di piovere, invece, ritornerà il problema della siccità perché non abbiamo accumulato l’acqua caduta: siamo al paradosso».
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Mecca Cici non usa mezzi termini: «Speriamo in qualche intervento, tra coperture e opere a lungo termine. Ma la realtà è che stiamo vivendo una calamità perché non ci sono soluzioni di fronte ai cambiamenti climatici e a eventi così estremi».
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