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IL CASO

Tagliare l’erba non basta più, Chieri ora passa all’uso dell’acido

Lo sfalcio non è sufficiente, il Comune sperimenta un composto chimico

erbacce chieri

Erbacce a Chieri

Da quasi dieci anni, il Comune di Chieri ha messo al bando i diserbanti chimici. Ora valuta un passo indietro e sperimenta l’uso dell’acido pelargonico, visto che non ha trovato alternative efficaci nella lotta contro le erbacce. Per rendersene conto, basta un giro in città. Dal centro alla periferia, crescono alte sui cigli delle strade, tra le fughe dei sampietrini e le crepe dell’asfalto. Una situazione non nuova, «immutata dal 2015 - analizza l’assessore all’ambiente Massimo Ceppi - In quell’anno, il Consiglio comunale ha votato una mozione per interrompere l’uso del glifosato. Da allora, non è più stato possibile estirpare tutte le erbacce».

Quando viene applicato, fa seccare l’infestante nel giro di pochi giorni. Ma è un prodotto altamente inquinante e cancerogeno. Ecco perché si è scelto di prediligere la soluzione più sostenibile del diserbo meccanico, ovvero quello effettuato tramite tagli, soprattutto con il decespugliatore. Un’operazione affidata al Consorzio dei Servizi, con cui il Comune ha sottoscritto un accordo quadro. L’anno scorso l’ente ha raddoppiato le risorse a bilancio per finanziarla (da 17.000 a 34.000 euro), moltiplicando per due le ore dei lavoratori in servizio. «Non è bastato a vedere risultati concreti» constata Ceppi. Se l’erbaccia non muore, infatti, nel giro di qualche giorno torna alta come prima. «Da noi come in molte altre città, è un problema estetico e di decoro, non di sicurezza» continua l’assessore.

Negli scorsi mesi, in Municipio è partito il percorso per la redazione del piano del verde. Su indicazione della Giunta, questo documento di pianificazione includerà un capitolo sulle modalità, le tecniche e le frequenze dei diserbi per tenere la crescita delle erbacce sotto controllo. Intanto, dal 2015 a oggi, le tecnologie si sono evolute e sono disponibili nuovi prodotti anche per il diserbo chimico. «Uno di questi è l’acido pelargonico, meno problematico del glifosato dal punto di vista della sostenibilità. Va usato con cautela, ma può essere un buon compromesso. Promette una buona resa, con meno effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute». In queste settimane, sta partendo una sperimentazione per capire se può essere una soluzione. «Abbiamo stanziato 55mila euro per provare a utilizzarlo - progetta Ceppi -. Ne testeremo l’efficacia in diversi punti della città». In alcune aree attigue, gli operai provvederanno a diserbare in un tratto con tecniche manuali, in un altro con il pelargonico. «Così avremo un confronto immediato tra i due metodi». Se quello chimico si rivelerà adeguato, il tema del futuro sarà trovare le risorse per sfruttarlo con continuità e su tutto il perimetro della città.

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