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A Collegno

Un vivaio al posto del campo rom? I progetti del Comune dopo l'incendio

Il sindaco: «Il rogo è stato un guaio ma vogliamo riqualificare»

Un vivaio al posto del campo rom? I progetti del Comune dopo l'incendio

Per oltre 25 anni è stato un campo rom, toccando punte da 450 residenti. Venti giorni fa è stato sgomberato e domenica è stato raso al suolo da un incendio devastante: ora, dopo decenni di polemiche e degrado, che destino attende l’area di strada della Berlia a Collegno? «Vogliamo riqualificarla» assicura il sindaco Francesco Casciano. Ma i finora i tentativi di ripartenza sono rimasti al palo e il futuro di quel fazzoletto di terra è ancora un rebus.

Il campo rom era nato nel 1997 con il contributo economico delle famiglie nomadi e, negli anni, era arrivato a ospitare 450 persone. Si erano ridotte a un terzo nel 2019, quando un incendio di auto e rifiuti aveva coinvolto il cavalcavia e costretto a chiudere corso Sacco e Vanzetti.

Negli ultimi mesi i residenti erano scesi a 62, tutti trasferiti in case popolari e housing sociali fra luglio e agosto. Una soluzione «condivisa» e realizzata grazie a 750 mila euro di contributi tra Pnrr e Ministero delle Infrastrutture: «Questi fondi sono arrivati per lo sgombero, la demolizione delle strutture abusive e la rigenerazione» ricorda Casciano.

A giugno, infatti, era partita una manifestazione d’interesse per trovare privati cui affidare l’area. Si erano fatte avanti solo due società che volevano costruire impianti sportivi, a partire da campi da padel. Una destinazione non consentita dal Piano regolatore, che lì permette di realizzare soltanto dei “servizi per il lavoro”. Ma, soprattutto, vieta di costruire qualcosa in muratura a causa della vicinanza con il fiume e con il viadotto.

Nel frattempo, nella notte fra sabato e domenica, è scoppiato l’incendio che ha distrutto baracche e roulotte che erano rimaste nell’ex campo. Fortunatamente non sono rimaste coinvolte persone, proprio perché nessuno viveva più lì da due settimane. Inoltre, a differenza del 2019, il cavalcavia non è stato raggiunto dalle fiamme ed è stato chiuso solo durante le operazioni di spegnimento. Ma adesso che succederà in quell’area? «L’incendio è sicuramente un guaio - non si nasconde il sindaco, che poi guarda avanti -. Ora verificheremo i danni e continueremo con la pulizia. Poi lanceremo un bando per realizzare una rigenerazione ambientale che diventi un’opportunità per la città».

Cosa potrebbe nascere? «Io penso a un vivaio o a un luogo di servizio alle aziende, con un chiosco o un ecocentro». Non c’è il timore che i rom vogliano tornare? «Le famiglie presenti volevano andarsene, anche loro si erano accorti che era diventato un ghetto. Come le riserve degli indiani d’America».

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