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Il caso
13 Settembre 2023 - 14:30
Franco Tesauro ha lavorato all’Embraco per 35 anni, dal 1987 al 2022. In mezzo tanta cassa integrazione, fino al fallimento e al processo per bancarotta fraudolenta per i vertici della storica azienda di Riva presso Chieri. Senza trovare un altro lavoro, aggrappato ai sussidi statali. Lui, come suo fratello Vito e come altre 400 persone. Da sei mesi, però, Franco Tesauro vive in un limbo: è disoccupato come tanti suoi ex colleghi ma non prende più gli 800 euro di disoccupazione (la cosiddetta Naspi). Perché? Non si sa. Forse ha sbagliato qualcosa il diretto interessato, forse è colpa dell’Inps. Che replica alla segnalazione con un generico «stiamo facendo verifiche».
Di certo resta la beffa per un solo lavoratore sui 400 già beffati da un rilancio aziendale rimasto sulla carta, emblema delle reindustrializzazioni fallite nel Torinese.
«Sono entrato a fine ‘87 e ho resistito a tutte le varie crisi che ci sono state in questi decenni - ripercorre Tesauro, che ha lavorato a Riva per 35 dei suoi 58 anni - Intanto, nel ‘95, è entrato anche mio fratello Vito. Noi, come tanti altri, abbiamo rifiutato l’opportunità di andarcene con gli incentivi perché abbiamo creduto fino alla fine in questa azienda». Poi, a gennaio 2022, è scattato il fallimento con la chiusura definitiva e la fine di ogni speranza per l’Embraco. Con la coda del processo penale per bancarotta fraudolenta, per cui sono stati condannati i vertici: Gaetano Di Bari, i figli Luigi e Alessandra Di Bari e il marito di lei Carlo Noseda hanno patteggiato una pena a 4 anni di carcere (ma hanno fatto ricorso).
«A febbraio 2022 abbiamo iniziato a ricevere i soldi della disoccupazione, con 1.200 euro iniziali che sono poi scesi a 800 euro». Da marzo 2023, però, Tesauro non riceve la busta: «Sono passati sei mesi e tutti continuano a prendere l’indennità, compreso mio fratello Vito. Invece io sono a secco da allora. Mi ritrovo costretto a chiedere i soldi a mia madre, mi vergogno ma non ho altra scelta. Sto impazzendo, sabato si sposa mia figlia e non posso neanche fare un regalo a lei e a suo marito».
Interviene Ciro Marino, segretario provinciale della Uglm: «Noi abbiamo seguito Tesauro e tutti i lavoratori dell’Embraco per anni: ce ne sono una decina cui era stata interrotta la disoccupazione nel momento sbagliato».
Cosa può essere successo? «A questa decina è stato sbagliato il calcolo dell’indennità, un errore rettificato dopo l’invio della lettera con la durata sbagliata. A Tesauro, a quanto pare, non è arrivata». Per questo l’Ugl ha presentato un ricorso amministrativo, che l’Inps ha respinto: «Ora abbiamo fatto un ulteriore ricorso giudiziario perché non è giusto che un lavoratore paghi perché un funzionario ha fatto un errore di calcolo».
Resta il fatto che, a prescindere da eventuali sbagli, Tesauro non prenderà più nulla da febbraio 2024, quando finiranno i due anni di disoccupazione: «Penso che 100-120 persone dell’ex Embraco siano ancora appiedate e e si trovino in questa situazione» fa notare Marino. Di chi è la colpa? Risponde lo stesso Tesauro: «Io mi sono iscritto a un’agenzia di collocamento, sto andando tutte le settimane per candidarmi. L’ultima volta ha mandato 14 domande ma non è mai arrivata neanche un’offerta: le aziende vedono l’età e non mi chiamano».
Cosa si aspetta dal futuro? «Voglio vedere che fine faremo a febbraio. Speriamo che le istituzioni si ricordino di noi ma l’impressione è che ci abbiano abbandonati tutti: il Comune e la Regione sono spariti dopo tante promesse, a partire dall’assessore regionale Elena Chiorino. Perché l’Inps non si mette una mano sulla coscienza, dopo tutte le fregature che abbiamo già preso con Embraco?».
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