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Il delitto

Ecco chi è il fungaiolo ucciso a Giaveno: «Aveva paura del vicino di casa»

Marco Gilioli ha ammazzato Emilio Mazzoleni e il suo cane

Ecco chi è il fungaiolo ucciso a Giaveno: «Aveva paura del vicino di casa»

Emilio Mazzoleni, l'uomo ucciso a Giaveno dal vicino di casa

Un pugno di case, qualche decina di abitanti che si conoscono tutti: vanno a messa, si trovano a fare aperitivo all’unico bar-ristorante e si incrociano mentre vanno in cerca di funghi, passione condivisa da tanti in borgata Maddalena, frazione di Giaveno. Dove ora sono in tanti a ripensare alle parole che Emilio Mazzoleni e la sua compagna, Manuela, ripetevano da tempo: «Abbiamo paura di quel ragazzo». Cioè di Marco Gilioli, il 35enne che ieri i carabinieri hanno arrestato nella casa accanto a quella della vittima: è stato lui a prendere una sedia di legno e a usarla per fracassare la testa di Mazzoleni, trovato senza vita nel suo letto.

Litigi e paure

Ma perché quel 35enne se l’è presa così con il suo vicino di casa? Al momento il movente dell’omicidio viene collegato alla schizofrenia di Gilioli (da tempo in cura al Centro di salute mentale di Giaveno). In effetti, nella borgata a monte della cittadina, tutti sapevano dei problemi dell’uomo.

«Un raptus così assurdo si spiega solo con una deformazione psicologica» sentenzia Carlo. «Non era tanto centrato» taglia corto Pier Remo. «Era problematico» aggiunge Lionel, che gestisce la trattoria “Il campanile”, proprio di fronte alle case di vittima e assassino. Più di tutti erano preoccupati il 71enne Mazzoleni, la compagna e il figlio Cristian (che vive a Torino): «Avevamo tutti paura ma loro lo avevano detto ai servizi sociali che quel ragazzo poteva essere pericoloso - riflettono in coro Loris e Walter - Emilio aveva paura, c’erano stati dei litigi: avevano discusso per la legna e per dei vasi spaccati sul balcone».

Massacrato a sediate

Ai carabinieri di Giaveno, coordinati dal sostituto procuratore Manuela Pedrotta, restano dei dettagli da chiarire. Anche perché Gilioli non ha detto nulla quando è stato arrestato.

Al momento si sa che l'assassino si è presentato da Mazzoleni fra le 17.30 di venerdì e l’alba di ieri, assalendolo con una sedia di legno. Dopo averla spaccata, ha preso i tronconi e li ha usati come pugnali per colpire il vicino in testa e fracassargli il cranio. Poi ha anche sgozzato il cagnolino. Solo la mattina dopo la compagna Manuela, che vive a Giaveno, si è accorta che Mazzoleni non rispondeva al telefono. Così ha chiesto a un altro vicino di andare a vedere: l’uomo ha trovato il 71enne a faccia in giù sul letto, in un lago di sangue. Ha chiamato i carabinieri, che hanno avviato la caccia all’assassino e l’hanno conclusa pochi metri più in là: Gilioli era a casa sua, con i segni della colluttazione sul corpo.

«Enti responsabili»
Il 35enne è stato arrestato e i suoi vestiti insanguinati sono stati sequestrati, così come le armi del delitto e i due appartamenti. Ora i residenti chiedono giustizia e vogliono capire perchè il killer era solo e libero di colpire: «Non dovevano dimetterlo dopo l’ultimo Tso - si sfogano Loris e Walter - Perché era libero? Forse i suoi problemi sono stati sottovalutati: se è così, le istituzioni sono responsabili della morte di Emilio».

In borgata Maddalena tutti conoscevano Mazzoleni e la sua passione per i funghi: era un “boulajour”, uno di quei cercatori che hanno reso Giaveno famosa proprio per questo prodotto tipico. Da quando aveva chiuso la sua ditta ed era andato in pensione, il 71enne andava tutti i giorni “a caccia” nei boschi accanto alla piccola borgata di Giaveno dov’era cresciuto e dove ora viveva con la compagna Manuela (che ha un’altra casa in paese). Poi rivendeva i funghi al mercato o ai ristoranti. Così come le uova della galline che allevava insieme ai conigli, sul retro della casa dove ieri mattina è stato trovato senza vita.

Ucciso da un altro cercatore di funghi come Marco Gilioli, con cui aveva anche giocato più volte a bocce insieme: «Qui ci frequentiamo tutti, a messa, al bar per l’aperitivo o sul campo di bocce - raccontano vicini di casa diventati amici col passare degli anni, che ieri si sono ritrovati a piangere e a commentare una morte inspiegabile - Emilio era bravissimo, una persona buona: fa effetto pensare che non ci sia più, quello che gli è successo non ha senso». Il ritratto più toccante è quello di Loris, che abita a pochi passi da dov’è avvenuto l’omicidio di Mazzoleni: «Era amico di tutti, un uomo gioviale, solare e socievole: era un compagnone, era naturale volergli bene».

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