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COLLEGNO

Te Connectivity chiude lo stabilimento. Ora i 222 dipendenti rischiano il posto

Ieri l’annuncio all’Unione industriale, questa mattina sciopero e presidio dei lavoratori

te connectivity

Lo stabilimento Te Connectivity

Te Connectivity chiuderà lo stabilimento di Collegno entro il 2025. La decisione sarebbe stata presa dal board aziendale lo scorso 15 novembre confermando, di fatto, quelle che fino a un paio di giorni fa si sperava fossero solo voci. La notizia è stata ufficializzata ieri all’Unione industriale di Torino, durante l’incontro tra la direzione e i sindacati che hanno annunciato, per questa mattina, 8 ore di sciopero con presidio per tutti i turni e assemblea sindacale davanti ai cancelli.

A rischio ci sono 222 posti di lavoro, tra le divisioni Teci e Tecid, su 300 e la dismissione dello stabilimento di corso Fratelli Cervi avverrà per fasi sino a mantenere solo una parte di magazzino e logistica. Le produzioni di connettori del bianco (elettrodomestici) che rappresentano il grosso della produzione del sito, saranno spostate negli Usa e in Cina. «La decisione di chiudere il sito - ha motivato l’azienda - è il frutto di un’attenta analisi delle attività aziendali, da cui è emersa la necessità di riorganizzare a livello globale le attività produttive della divisione elettrodomestici, razionalizzando i processi produttivi e logistici e ottimizzando al contempo gli stabilimenti per restare competitivi nel mercato globale e reattivi ai cambiamenti della domanda dei clienti». Per Fim-Cisl e Fiom-Cgil si tratta di una decisione inaccettabile. «L’azienda adduce come motivazione il calo della domanda nel settore del bianco, inaccettabile e incoerente con quanto finora condiviso ai tavoli sindacali, ovvero il mantenimento della produzione, dell’occupazione e degli investimenti».

Permane, dunque, lo stato di agitazione già dichiarato venerdì scorso e, spiegano i sindacati, saranno attivate da subito le segreterie sindacali nazionali per richiedere l’apertura dei tavoli istituzionali competenti. Dal suo canto l’azienda ha confermato «l’impegno a lavorare con i sindacati per identificare le migliori soluzioni per i dipendenti coinvolti». «Il rischio è che si ripresenti una situazione come quella della Lear di Grugliasco, con una ricaduta occupazionale terribile per il territorio - commenta Giorgia Perrone, responsabile Fiom per l’azienda -. La nostra richiesta è il mantenimento della produzione a Collegno ed eventualmente un piano di reindustrializzazione che preveda anche altre lavorazioni».



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