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Il caso
04 Febbraio 2024 - 06:00
Una cordata pubblica per salvare la sinagoga
Il Comune acquista, la Regione e le fondazioni bancarie restaurano, la Comunità ebraica di Torino gestisce e valorizza.
Ecco il piano che si sta delineando per salvare l’ex sinagoga di Chieri, che si trova all’interno del ghetto della cittadina, a pochi passi dalla centralissima via Vittorio Emanuele II.
Per due secoli ha rappresentato il cuore della comunità ebraica chierese, prima della chiusura. Oggi è di proprietà di Giacomo Sandri, che l’ha messa in vendita un anno e mezza fa. Prezzo: 180mila euro per con una superficie di 165 metri quadrati. Resta un piccolo gioiello, anche se allo stato attuale è malandata: ampie finestre su ognuno dei due lati lunghi della sala, soffitto decorato, una ricchezza iconografica unica nel suo genere.
«Stiamo lavorando per definire i dettagli di un progetto già ben delineato - afferma il sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero, a margine delle commemorazioni per il Giorno della Memoria - Ne parliamo da più di un anno. Si tratta solo di mettere nero su bianco la volontà di procedere, che tutte le parti hanno già espresso a voce».
Dalla Regione, il governatore Alberto Cirio conferma la disponibilità a procedere. Nelle prossime settimane, anticipa, convocherà un incontro proprio per approfondire il tema. La questione è soprattutto economica. Il restauro, infatti, potrebbe costare centinaia di migliaia di euro, secondo le prime stime.
Prosegue il sindaco: «E’ giusto che un bene di simile valore sia di proprietà pubblica. Per questo siamo disponibili a comprare, anche se non abbiamo la forza economica per sostenere l’intera operazione. Con l’aiuto della Regione e delle fondazioni bancarie, invece, diventerà sostenibile e potremo concretizzarla».
Finora, nessuno oltre al Comune si è fatto avanti per acquistare la struttura. Sandri l’aveva comprata nel 1991 sognando di realizzare lì la sua casa, complice il fatto che, dagli anni ’50, quei locali erano utilizzati come abitazione. Poi le cose sono andate diversamente: lui non si è trasferito e ora cerca di cedere l’edificio. Anche la Comunità ebraica di Torino, con il presidente Dario Disegni, è già stata interpellata. Guarda con favore all’operazione e si è detta disponibile alla futura gestione dell’ex sinagoga. Potrebbe ospitare un museo, anche con i materiali già realizzati per precedenti mostre, da arricchire con proiezioni multimediali sull’ebraismo a Chieri e in Piemonte.
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