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NICHELINO
15 Marzo 2024 - 05:45
È corsa contro il tempo per salvare i lavoratori della Delgrosso di Nichelino dal crac che ha coinvolto l’azienda.
Una corsa contro il tempo che, in attesa della nomina del curatore fallimentare che prenderà in mano l’istanza di fallimento (i libri contabili sono stati consegnati in tribunale la scorsa settimana), si concretizza attraverso una raccolta fondi che possa sostenere i lavoratori a sino a quando non riceveranno gli stipendi non pagati da dicembre a ora. L’iniziativa è stata lanciata ieri da Fiom Cgil in collaborazione con il Comune di Nichelino. Chi volesse contribuire, può versare sul conto corrente IT60CO103001000000002124958 con causale: Lavoratori Delgrosso. Coinvolti anche i 31 Comuni di residenza dei lavoratori, che nel frattempo stanno definendo le modalità per poter fornire sgravi e agevolazioni sui costi dei servizi a domanda individuale. Asili, mense scolastiche e altri servizi di cui si faranno carico fino a quando sarà necessario.
E saranno ancora le Amministrazioni, in particolare Nichelino, a farsi da tramite per provare non solo a ricollocare i 108 dipendenti attraverso accordi con agenzie interinali e il Centro per l’impiego di Moncalieri, ma anche attraverso l’individuazione di aziende interessate a rilevare la Delgrosso.
«Stiamo facendo quanto in nostro potere per cercare soluzioni concrete - spiegano il sindaco Giampiero Tolardo e l’assessore al lavoro Fiodor Verzola -. Speriamo di poter offrire risposte il prima possibile». Intanto i lavoratori incassano il sostegno di Regione e Città Metropolitana, grazie ai consiglieri del territorio Diego Sarno (Pd) e Valentina Cera (Avs). Il primo chiedendo alla Regione di applicare una quota del fondo del bilancio regionale per le aziende in crisi sui lavoratori, la seconda facendosi da tramite con i comuni del territorio per diffondere la raccolta fondi e aprire un tavolo dei sindaci.
Intanto continua il monitoraggio dei lavoratori affinché materiali e macchinari non vengano portati via dall’azienda, specializzata nella produzione di filtri per l’automotive. Le commesse in pancia valgono 6,5 milioni di euro, ma il mancato pagamento dei fornitori e i debiti accumulati dalla proprietà impediscono di procedere con le lavorazioni. Da un anno i lavoratori sono in contratto di solidarietà e l’apertura del fallimento impedisce di aggrapparsi ad ammortizzatori sociali.
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