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CHIVASSO

Colpi di fucile contro la gatta autistica. «L’hanno colpita senza nessun motivo»

La piccola Principessa è stata salvata con una operazione d’urgenza

gatta Chivasso

Principessa, la gatta ferita a Chivasso, adesso è in convalescenza

«Spero che chi ha sparato alla mia Principessa, abbia il coraggio di puntare il fucile verso se stesso e fare un favore alla comunità». È una rabbia comprensibile quella di Andrea Moretti, che da qualche giorno sta pregando di salvare la sua Principessa, una bella gatta bianca autistica che, probabilmente proprio per i suoi problemi, era stata abbandonata dalla mamma e che lui ha salvato. Da due anni è la sua Principessa e l’altro giorno qualcuno le ha sparato senza, per fortuna, riuscire a ucciderla.

È successo a Chivasso. «L’altra settimana - racconta Moretti - era scomparsa, poi il mio coinquilino l’ha trovata. Si era nascosta nel garage, aveva dei fori nella pancia. Per fortuna il veterinario che l’ha operata è riuscita a salvarla. Le ha trovato tre piombini, sparati con un fucile ad aria compressa: uno nell’intestino, uno nello stomaco e un altro vicino ai reni. Adesso è in convalescenza, si sta riprendendo».

Un gesto vigliacco, che oltretutto sarebbe stato compiuto a pochi passi dalla casa di Moretti. «Lei non si allontana troppo dall’abitazione e dai campi che la circondano, non invade proprietà di altri per il semplice fatto che essendo autistica ha una paura assurda di uscire dai nostri campi, e non si fida ad andare lontana». Principessa non sarebbe stata colpita per fare un dispetto al suo proprietario: «Io vivo in zona Boschetto - spiega - e qui ci sono tanti che risolvono il fastidio che i gatti provocano loro sparandogli o avvelenandoli, e questo lo abbiamo scoperto parlando con altre persone. C’è qualcuno che o si diverte oppure non li sopporta, il fatto è che molti in campagna hanno armi non dichiarate e sparano agli animali senza pensarci».

Principessa è stata fortunata: si sta rimettendo e continuerà a godersi le coccole del suo amico umano. La speranza è che chi le ha fatto del male non ripeta simili, inquilificabili, gesti.

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