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La sentenza
19 Giugno 2024 - 06:05
«Ti svergino io». «Ti vorrei leccare, vedrai che ti piacerà». «Mi masturbo davanti a te. Oppure mi fai una s... tu?». Frasi che una barista 18enne si è sentita dire dal collega di 53 anni, compagno della titolare del locale di Pinerolo dove lavorava (in nero): lei lo ha denunciato e stamattina lui è stato condannato a 1 anno e 5 mesi di reclusione per violenza sessuale più 3mila euro di provvisionale. La pena è sospesa a patto che l'uomo partecipi a un programma di recupero.
I fatti contestati risalgono a marzo 2022, quando la ragazza ha cominciato a lavorare al bar: «Dovevo stare in cucina, fare toast, pulire. Pochi giorni dopo che ho iniziato, lui ha preso confidenza - ha raccontato Stefania (il nome è di fantasia), quando ha dovuto testimoniare in aula - Mi diceva: "Vorrei leccarti, vedrai che ti piacerà". Una volta, mentre lavavo i piatti, è passato con la mano aperta e mi ha sfiorato il sedere. Io mi sono irrigidita, mi sono detta "Cosa sta succedendo?" e ho pensato "si è sbagliato"».
Però, poi, gli episodi hanno cominciato a ripetersi: «C'erano mugugni e versi, poi mi ha sfiorato sotto il seno». Ma la 18enne si è tenuta a lungo tutto dentro: «Volevo conservare il posto di lavoro ed essere una ragazza indipendente. Per questo ho continuato per un mesetto». Quando ne ha parlato con la cugina, anche lei chiamata a rispondere alle domande del pubblico ministero Lisa Bergamasco: «Stefania piangeva, mi ha detto che lui si era proposto per farle perdere la verginità». E le avrebbe anche proposto di masturbarlo.
In seguito c'è stata una discussione per questioni di lavoro con la compagna del 53enne, titolare del locale. Che ha licenziato Stefania: «A quel punto ho confidato tutto a mia sorella e al suo fidanzato, poi a mamma e papà». Che sono andati al bar a parlare: «Ci ha detto che non era vero niente e che nostra figlia era pazza» hanno riferito in aula i genitori. Col papà decisamente arrabbiato per quanto raccontato dalla figlia: «Hanno avuto una discussione molto accesa. Poi la compagna ha chiamato i carabinieri perché mio padre era molto agitato e urlava» aggiunge la parte offesa nella vicenda (costituita parte civile nel processo). Che, nel frattempo, si è rivolta all'avvocato Mario Incardona, ha fatto denuncia e ha aperto anche una vertenza con la Cgil per farsi pagare i due mesi di lavoro: «Si rifiutavano di darmi quanto avevamo pattuito all'inizio, 5 euro l'ora senza contratto. Volevano pagarmi la metà».
Per l'aspetto dei pagamenti, però, è coinvolta solo la titolare del locale e non il compagno. Il quale risponde "solo" della violenza sessuale ma, assistito dall'avvocato Andrea Giordana, ha sempre respinto ogni accusa e ipotizzava una vendetta.: «La mia compagna mandò via la ragazza perché non era contenta di come lavorava - si era difeso in aula l'imputato - Si presentava alle 11 con gli occhi gonfi perché faceva tardi. Persino tagliare l’insalata era un problema. Mentre se ne andava, mi fissò negli occhi dicendo “te la farò pagare”. Pensai ai soldi, che le avrei comunque dato perché era regolarmente sotto contratto. Invece ci mise anche dell’altro».
La pm Bergamasco aveva chiesto una condanna a 2 anni e 2 mesi mentre la parte civile pretendeva un risarcimento di 100mila euro: «Al di là della sentenza, la cifra di provvisionale è decisamente inferiore rispetto alla richiesta - considera ora l'avvocato Giordana - Noi di certo faremo appello quest'autunno perché siamo convinti che il mio assistito meriti l'assoluzione».
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