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Chieri
08 Agosto 2024 - 16:00
Chieri, una cittadina piemontese ricca di storia e tradizioni, cela un enigma che affascina e intriga: la storia di una fontana che non c’è più. Sfogliando vecchi libri o curiosando tra le cartoline d’epoca nei mercatini dell’usato, può capitare di imbattersi in immagini dell’Arco di Piazza, dove un tempo sorgeva una splendida fontana. Oggi, al suo posto, si trova un’edicola dei giornali, ma le fotografie raccontano di un passato diverso.
La fontana, immortalata in numerose cartoline, era composta da un fusto che sosteneva due vasche digradanti verso l’alto e da vari elementi in bronzo. Al centro della vasca superiore, una figura, forse un delfino o un puttino, spruzzava acqua, mentre altre figure, probabilmente tartarughe, facevano lo stesso dal bordo della vasca. Un’opera d’arte che non solo abbelliva la piazza, ma che rappresentava anche un simbolo di modernità e progresso per la città.
Negli anni Trenta del Novecento, l’amministrazione comunale di Chieri, guidata dal Podestà, realizzò un progetto atteso da decenni: la costruzione di un acquedotto che portasse acqua potabile alla città dalla zona di Villastellone. I lavori iniziarono il 1° giugno 1930 e, in meno di un anno, l’acquedotto fu completato. La cerimonia di inaugurazione si tenne il 9 maggio 1931 presso l’arco di piazza, proprio davanti alla fontana, che fungeva da terminale dell’opera. L’ingegnere Gramegna dell’ufficio tecnico comunale progettò la fontana, mentre lo scultore Giacomo Buzzi-Reschini, già noto per aver realizzato il monumento ai caduti nel 1926, la portò alla luce. Alla cerimonia parteciparono figure di rilievo come Mons. Maurilio Fossati, arcivescovo di Torino, Mons. Giovanni Battista Rho, rappresentanti delle associazioni madri e vedove di guerra e delle associazioni fasciste. Il prefetto Ricci tagliò il nastro e azionò un congegno che fece scaturire l’acqua della fontana, mentre Mons. Fossati, assistito dai canonici Giuseppe Chiadò e Olimpio Torta, impartì la benedizione.
Ma perché la fontana fu spostata e poi scomparve? Le cronache raccontano che, durante la Seconda Guerra Mondiale, molti elementi artistici in bronzo furono trafugati, probabilmente per soddisfare la grande fame di metalli di quel periodo. Le inferriate delle finestre venivano divelte e la fontana non fece eccezione: fu mutilata di tutti i suoi elementi artistici. Nel 1945, ormai priva delle sue parti più significative, la fontana fu trasferita dal centro della città a una zona più decentrata, piazza Silvio Pellico, davanti all’edificio scolastico e in mezzo al giardino antistante. Tuttavia, anche qui, la sua sorte non migliorò. Chi sia stato a distruggerla definitivamente rimane un mistero. Oggi, di quella fontana, rimane solo la vasca grande, trasformata in fioriera, come un muto testimone di un passato glorioso.
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