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ambiente e tecnologia
03 Settembre 2024 - 12:51
Rischio alluvioni in Piemonte? L'allarme lo daranno i droni
Sui cieli del Piemonte arrivano i droni. Nulla a che vedere, per fortuna, con quelli che sorvolano Russia e Ucraina in questi mesi: i droni che vedremo sulle nostre teste infatti non porteranno bombe ma sensori. Il loro scopo sarà quello di monitorare i corsi d'acqua difficili da raggiungere, incrementando gli strumenti per contrastare il dissesto idrogeologico e prevenire le conseguenze di eventi estremi.
L’associazione Irrigazione Est Sesia (Aies) ed il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) hanno avviato una collaborazione finalizzata a portare in Italia il progetto europeo Uawos (Unmanned Airborne Water Observing System), un innovativo sistema di monitoraggio dei fiumi, la cui sperimentazione ha già coinvolto Alaska, Benin, Nigeria, Germania e Svezia.
Il progetto Uawos utilizza i comandati da remoto per controllare i corsi d’acqua, raccogliendo grandi quantità di dati per meglio affrontare le problematiche relative all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla valutazione del rischio di alluvioni ed alla sorveglianza/gestione di eventi idrologici estremi; sono impiegati droni equipaggiati con sensori, in grado di rilevare la profondità e la morfologia dei fondali, la velocità superficiale dell'acqua e altri parametri di corsi d'acqua difficili da raggiungere od il cui monitoraggio è economicamente dispendioso. Si stima che questa tecnologia possa essere da due a tre volte meno costosa dei tradizionali sistemi di osservazione.
Dopo l’emergenza idrogeologica che qualche settimana fa ha interessato anche la Valle d’Aosta, l’Associazione Irrigazione Est Sesia ha ospitato a Novara un team di ricerca italo-danese, che sta sviluppando una nuova generazione di sensori da installare sui droni. La base operativa è stata la traversa del canale Cavour a Chivasso. E tra i casi di studio previsti in Europa il progetto ha anche inserito l’area del fiume Po nei pressi di Settimo Torinese e Chivasso, nonché la parte terminale dell’Orco, oltre ad un’altra sperimentazione sull’Adige.
«Considerati gli strumenti utilizzati, è una notizia di grande significato in questa difficile contingenza storica, dimostrando ancora una volta la neutralità della ricerca scientifica: dipende dall’uso, che se ne fa. L’impegno dei Consorzi di bonifica ed irrigazione sta assumendo sempre più caratteri di internazionalità, forti di una concreta esperienza quotidiana ed attenti all’innovazione, che può migliorare la tutela dei territori, nonché la vita delle popolazioni, che li abitano» commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi).
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