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poirino
26 Settembre 2024 - 19:11
Il centro migranti è stato più volte al centro delle cronache negli anni passati
Mentre attendono l’esito della commissione che gli assegnerà (o no) il permesso di soggiorno, a Poirino i richiedenti asilo tengono pulito il paese, si occupano delle manutenzioni delle aree verdi, si prendono cura dei beni pubblici.
Lo prevede il nuovo protocollo d’intesa firmato nei giorni scorsi dal sindaco Nicholas Padalino, dal prefetto Donato Cafagna e dalla Fondazione ERI ETS, che gestisce in via Colombo un centro di accoglienza con un centinaio di ospiti. Spiega Padalino, in carica dallo scorso giugno: «L’idea di questo progetto mi è venuta nei mesi scorsi, durante la campagna elettorale. Il centro d’accoglienza in paese (prima gestito dalla cooperativa Nemo, ndr) è attivo da tanti anni e, in attesa dell’esito della commissione, c’è chi ne trascorre qui due o più». Spesso lo fa senza lavorare e finisce per avere poco da fare durante la giornata. Così c’è chi tra scorre molto tempo tra gli alloggi e il cortile, a volte uscendo solo raramente per le strade del paese. Altri, invece, preferiscono le aree verdi e le piazze, ma non hanno un impiego. «Per questo, abbiamo pensato di coinvolgerli in attività che riguardino tutta la collettività. Per loro non è un vero e proprio lavoro. Non possiamo prevedere degli stipendi, ma la Fondazione ERI riceverà dei contributi da investire sui progetti di accoglienza».
Le attività possono essere varie: sfalcio delle erbacce che infestano più punti di Poirino, cura delle aree gioco, partecipazione all’organizzazione degli eventi in paese, sempre al fianco di uno o più operatori della Fondazione. «In cambio, gli ospiti del centro d’accoglienza potranno anche partecipare ad attività sportive e corsi organizzati dalle associazioni locali - considera Padalino - In questo modo, creiamo occasioni per insegnare loro la lingua, conoscere nuove persone e integrarsi al meglio».
E così il centro di accoglienza finito sui giornali in passato per i guai giudiziari della vecchia gestione e per una vera e propria rivolta scoppiata nel novembre di un anno fa, oggi lo fa per un progetto di accoglienza, cui partecipano persone da diverse parti del mondo, che spesso tendono a stare soprattutto insieme ai connazionali. Aggiunge il sindaco: «Integrarsi significa anzitutto accettare e rispettare le regole, il patrimonio e la cultura di chi ti ospita. Credo che il nostro protocollo possa essere un bell’esempio anche per altre amministrazioni. Se il modello funzionerà, siamo a disposizione per promuoverlo anche in altri enti e territori».
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