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Il pensiero

"Non ci sarà mai più uno come lui": il ricordo di Carla, la cugina piemontese di Papa Francesco

Una gamba rotta, una battuta e una storia commovente

"Non ci sarà mai più uno come lui": il ricordo di Carla, la cugina piemontese di Papa Francesco

Carla Rabezzana, 94 anni, è la cugina del Papa. E oggi, a poche ore dalla scomparsa di Papa Francesco Bergoglio, con quell'immenso dolore che solo i legami di sangue sanno portare, ricorda l’uomo dietro la tonaca bianca.

Bandiere a mezz’asta oggi a Portacomaro, il paese dell’Astigiano da cui i Bergoglio partirono per l’Argentina. Qui, per tutti, il Papa era ancora semplicemente “Giorgio”, come lo chiamava anche Carla. La stessa Carla che, questa mattina, dopo un breve “È un dolore troppo grande”, non se l’è sentita di rilasciare interviste ufficiali.

Lo aveva sentito appena qualche giorno fa. Come accadeva di tanto in tanto, una telefonata semplice, fatta di poche parole, ma carica di un affetto silenzioso, inossidabile. "Aveva poco fiato", dice Carla, "ma non ha perso il senso dell’umorismo". Perché sì, nonostante la fatica e l’età, Jorge Mario Bergoglio—per lei sempre solo Giorgio—ha saputo regalarle una battuta gentile anche nell’ultimo saluto: "Meno male che non ti sei rotta la testa".

Carla si era fatta male davvero. Una caduta, una gamba rotta. Il Papa lo sapeva e, come spesso accade tra familiari che si vogliono bene, aveva cercato di sdrammatizzare con quella leggerezza tutta sua, che molti nel mondo hanno amato e che lei, più di tutti, conosceva da vicino. Nel ricordo di Carla non c'è spazio per il personaggio pubblico. Non ci sono gli incontri con i potenti, né le immagini epocali in Piazza San Pietro. C’è solo l’uomo. Il parente. Il bambino che condivideva estati e storie con la famiglia tra queste colline. "Era meraviglioso", sussurra tra le lacrime, "non ci sarà mai più uno come lui".

Nonostante fosse nato a Buenos Aires nel 1936, Papa Francesco ha sempre mantenuto vivo il legame con le sue radici italiane, e in particolare piemontesi. Il ramo paterno della famiglia Bergoglio ha origini profondamente radicate nel Monferrato astigiano. Il trisnonno Giuseppe nacque nel 1816 a Schierano, frazione di Passerano Marmorito, mentre la trisnonna Maria Giacchino venne alla luce nel 1819 a Cocconato d’Asti. Dopo il matrimonio, la coppia si trasferì a Montechiaro e poi a Bricco Marmorito, nei pressi di Portacomaro.

Il bisnonno Francesco Bergoglio, un giovane agricoltore, si presentò il 14 agosto 1884 all’anagrafe del Comune di Asti per registrare la nascita del figlio Giovanni Angelo, avvenuta il giorno prima. È proprio Giovanni Angelo, nonno del futuro Papa, che il 1º gennaio 1906 si trasferì a Torino. Lì, l’anno seguente, sposò Rosa Vassallo, originaria dell’entroterra ligure. A Torino, il 2 aprile 1908, nacque Mario Bergoglio, padre di Papa Francesco.

Nel 1918 la famiglia tornò ad Asti per alcuni anni, prima di partire definitivamente per l’Argentina il 1º febbraio 1929. Un viaggio che cambiò per sempre la storia dei Bergoglio, ma che non recise mai del tutto il filo con la terra d’origine. Tanto che ancora oggi risultano iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) del Comune di Asti i fratelli di Jorge Mario Bergoglio: Maria Elena, Marta Regina e Alberto Horacio, nati a Buenos Aires dopo l’emigrazione.

Queste radici, per Jorge Mario Bergoglio, sono sempre state fonte di orgoglio e identità. Durante il pontificato non ha mai nascosto il suo affetto per l’Italia, e ancor di più per il Piemonte. Il suo legame con Portacomaro, paese che per lui non era solo una località sulla carta d’identità dei nonni, ma una parte viva della sua memoria familiare, è rimasto saldo nel tempo. Un punto di ritorno, anche simbolico, tra le responsabilità universali del ruolo e la semplicità degli affetti veri.

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