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Mobilità
22 Aprile 2025 - 13:20
Foto di repertorio
Ogni mattina, all'alba, le strade di Caluso si animano di studenti che si dirigono verso la fermata dell'autobus, sperando di riuscire a salire sul mezzo che li porterà a scuola. Per molti di loro, tuttavia, questo rituale quotidiano si trasforma in una corsa contro il tempo e la fortuna. Angelo Tricarico, padre di uno degli studenti, racconta con amarezza che suo figlio è stato costretto a tornare a casa a piedi per ben tre volte in una settimana perché l'autobus era troppo pieno e l'autista non gli ha permesso di salire.
Il problema non è isolato, ma si ripete con una frequenza allarmante. Spesso l'autobus non riesce a far salire tutti i ragazzi in attesa alla pensilina, lasciando molti di loro a piedi. E se il bus successivo non passa, le famiglie si trovano costrette a improvvisare soluzioni, portando i ragazzi a scuola con mezzi propri, con conseguenti ritardi sia per gli studenti che per i genitori sul lavoro.
Oltre al disagio pratico, c'è anche un danno economico che pesa sulle famiglie. Tricarico ha sottolineato che, avendo speso soldi per l'abbonamento ai mezzi pubblici, un servizio non funzionante rappresenta un importante spreco di denaro. La frustrazione è palpabile e la loro richiesta non è una semplice lamentela, ma un invito a un intervento concreto. L'autista del pullman ha spiegato che non può far salire troppi ragazzi per motivi di sicurezza. Una risposta comprensibile, ma che non risolve il problema di fondo: il servizio deve essere garantito per chi paga. E chiaramente la sicurezza non può essere una scusa per un servizio inefficiente, ma piuttosto un incentivo a migliorarlo.
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