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CHIERI

Condannato a tre mesi di carcere il 70enne che minacciò il personale sanitario

L’avvocato dell’imputato aveva richiesto l’assoluzione o la derubricazione del reato a violenza privata

Condannato a tre mesi di carcere il 70enne che minacciò il personale sanitario

Ospedale Maggiore Chieri

È stato condannato a tre mesi di reclusione l’uomo di 70 anni accusato di aver minacciato e aggredito il personale sanitario dell’ospedale Maggiore di Chieri. Il processo, conclusosi nei giorni scorsi, ha riguardato i reati di minacce e resistenza a pubblico ufficiale. La pena è risultata inferiore rispetto ai nove mesi richiesti dal pubblico ministero. L’episodio risale al 1° novembre 2022, quando il paziente, dopo aver assunto una quantità eccessiva di alcol, era stato ricoverato presso l’ospedale. Secondo la ricostruzione, la situazione si sarebbe aggravata al momento in cui il personale sanitario gli ha comunicato l’intenzione di inserire un ago cannula per procedere con le cure. Da lì, sarebbero iniziate le minacce e successivamente anche gli atti di violenza fisica. Stando alla denuncia presentata da uno degli operatori, il 70enne avrebbe urlato frasi come: “Vi ammazzo tutti, vengo a prendervi a casa” e “Se avevo una pistola, facevo una strage”. Le testimonianze raccolte nel corso del processo confermano un comportamento aggressivo. Un’operatrice socio-sanitaria ha riferito in aula: «Io sono stata spintonata malamente. Non ho avuto ferite, però questo paziente ha agito con violenza nei confronti miei e degli altri colleghi».

L’avvocato dell’imputato, Alessandro Maria Giulio Brunetti, aveva richiesto l’assoluzione o, in subordine, la derubricazione del reato a violenza privata. Ha inoltre sollevato l'importanza della testimonianza dell’infermiere che materialmente aveva inserito l’ago, ma quest’ultimo non si è presentato in aula. Il giudice ha ritenuto comunque non necessaria la sua deposizione, basandosi sulle dichiarazioni già acquisite dagli altri operatori sanitari. Uno degli elementi discussi nel processo è stato il diritto, sancito dalla legge, al rifiuto di trattamenti sanitari in assenza di un trattamento sanitario obbligatorio (TSO), che nel caso specifico non è mai stato disposto. L’Azienda Sanitaria Torino 5, di cui l’ospedale fa parte, non si è costituita parte civile, così come nessuno dei lavoratori coinvolti ha avanzato richieste di risarcimento. L’avvocato Brunetti ha dichiarato l’intenzione di confrontarsi con il proprio assistito per valutare un eventuale ricorso alla Corte d’Appello, oppure la possibilità di commutare la pena in una sanzione pecuniaria.

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