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La polemica

Allarme cava a Vespia: il timore dei residenti e il pressing del Comitato contro nuovi scavi

A Castellamonte torna l'incubo ambientale: dopo la discarica, si teme l’apertura di una cava accanto

Allarme cava a Vespia: il timore dei residenti e il pressing del Comitato contro nuovi scavi

Non si placa l’ansia ambientale in Canavese. Dopo il ricorso della Scaviter Morletto per riaprire la cava di Campore, nel vicino comune di Cuorgnè, a preoccupare ora sono i movimenti della Agrigarden, la società che gestisce la discarica di Vespia a Castellamonte. Proprio lì, accanto alla montagna di rifiuti accumulati in anni di attività, l’azienda vorrebbe ora scavare una cava, aprendo un nuovo fronte di tensione con i cittadini delle frazioni limitrofe.

I timori non sono infondati: l’idea di creare un grande vuoto attraverso scavi e terrazzamenti preoccupa le comunità di Campo, Muriaglio e Preparetto, già provate dagli effetti sanitari e ambientali della discarica. In molti sospettano che quel vuoto possa un giorno diventare un nuovo deposito per rifiuti, alimentando l’idea di un ciclo senza fine di danni al territorio.

A vigilare con determinazione è il Comitato “La voce dei Monti Pelati”, guidato da Patrizia Bernardi, che non abbassa la guardia nemmeno davanti alle prime valutazioni negative espresse dagli enti preposti. Durante l’assemblea pubblica svoltasi a Campo a fine giugno, i rappresentanti del Comitato hanno chiesto con forza al sindaco e alla giunta maggiore determinazione contro il progetto della cava.

Il sindaco Mazza ha ricordato che la realizzazione dell’impianto comporterebbe una variazione del Piano Regolatore, passaggio che il Comune ha già dichiarato di non voler concedere. Ma la certezza è relativa: in caso di opere strategiche, come cave e discariche, il Comune rischia di essere esautorato, come spiegato dal dottor Giampiero Bozzello, esperto in amministrazioni montane.

Anche Torino ha espresso un giudizio fortemente negativo. I tecnici hanno evidenziato il rischio di erosione, l’impossibilità di ripristino forestale e l’effetto di disequilibrio paesaggistico: la cava produrrebbe un arretramento del versante e profondi dislivelli a gradoni, compromettendo permanentemente l’ecosistema locale. In quota, la vegetazione resterebbe com’è, ma in basso resterebbero solo macchie arboree e siepi.

Per bloccare definitivamente il progetto, il Comitato propone una via radicale: l’ampliamento della Riserva Naturale dei Monti Pelati. “Una volta dichiarata area protetta – spiega Bernardi – si sarebbe al riparo da interventi invasivi”. È un’area unica nel suo genere, caratterizzata da brulle colline e diversità geologica rispetto alle Vespie adiacenti.

L’architetto Arturo Bracco, insieme al geologo Paolo Quagliolo, ha illustrato uno studio che evidenzia la differenza tra le due zone, nonostante siano contigue. Inoltre, Bracco ha richiamato l’attenzione su possibili reperti storici: “A Torre Cives sono state trovate monete bizantine. È probabile che anche questa zona sia ricca di testimonianze antiche”.

Infine, un aspetto legale potrebbe rafforzare la causa dei residenti: la possibile presenza di Terre civiche, cioè terreni appartenenti storicamente alla collettività e quindi non alienabili. “Un documento del 1932 – ha affermato Bracco – elenca 56 terre civiche a Vidracco. Perché non potrebbero esserci anche a Campo o Muriaglio?”.

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