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Il fatto

Truffa da 136mila euro nei confronti di una coppia di Luserna: finto broker a processo

L'uomo si era finto un consulente e, una volta guadagnata la fiducia dei suoi clienti, poi metteva in atto i raggiri

Truffa da 136mila euro nei confronti di una coppia di Luserna: finto broker a processo

Foto di repertorio

Da solido punto di riferimento a incubo giudiziario. È la parabola di un ex promotore finanziario 63enne oggi imputato a Pinerolo, accusato di aver sottratto quasi 136 mila euro a una coppia di anziani di Luserna San Giovanni. Per anni aveva guadagnato la loro piena fiducia, operando come consulente per Banca Etica. Ma secondo la Procura, dietro quel rapporto fiduciario si celava un sistema ben congegnato di truffe e raggiri.

Stando alle indagini coordinate dalla pm Eugenia Ghi, tutto sarebbe iniziato con una lunga serie di versamenti “filantropici”. L’uomo, oggi 87enne, sarebbe stato indotto a devolvere decine di migliaia di euro a una associazione di promozione sociale. Ma quella sigla apparentemente virtuosa – “Fondo Agricoltura Aps agricoltura sociale” – era, secondo gli inquirenti, una creatura del promotore, utilizzata come veicolo per incanalare fondi sottratti.

Il raggiro, però, non si sarebbe fermato qui. Dopo la morte del pensionato, il consulente avrebbe gestito in autonomia la liquidazione di alcune polizze assicurative, trattenendo per sé almeno 50 mila euro senza darne notizia alla vedova. Un’appropriazione che si sarebbe consumata in silenzio, favorita anche da un controllo capillare degli strumenti digitali della coppia.

Un elemento chiave dell’indagine riguarda la manipolazione dell’home banking. Il consulente avrebbe modificato le impostazioni del conto corrente, dirottando tutte le comunicazioni in formato digitale su dispositivi da lui controllati. In un ulteriore passo, avrebbe persino acquistato una SIM intestata alla vedova – associandola ai conti correnti – per aggirare ogni verifica e disporre bonifici senza destare sospetti.

A rafforzare l’impianto accusatorio, la testimonianza di un secondo ex cliente che racconta dinamiche simili: investimenti in oro all’estero, rimborsi gestiti non dalla banca croata ma sempre attraverso la medesima associazione agricola. Segno, per gli inquirenti, che lo schema non sarebbe stato un caso isolato, ma parte di un metodo ben rodato.

L’uomo deve ora rispondere di truffa aggravata, appropriazione indebita, frode informatica e accesso abusivo a sistemi informatici. A trascinarlo in aula è stata la stessa Banca Etica, che lo ha denunciato e licenziato per gravi violazioni delle policy interne. L’istituto è oggi parte civile e responsabile civile nel processo, e potrebbe essere chiamato a risarcire i danni, qualora fosse provata la colpevolezza dell’imputato.

Un dettaglio apparentemente banale si è rivelato decisivo: la SIM intestata alla vedova, acquistata in un centro telefonico di Cuneo situato proprio di fronte all’abitazione del promotore. Una mossa azzardata che ha insospettito gli investigatori, dando il via alla ricostruzione di un raggiro durato anni.

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