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Agroalimentare
03 Settembre 2025 - 16:27
Il burro ha superato gli 8 euro al chilo, un massimo storico, segnando un +0,5 tra maggio e giugno e un +20,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Per i prodotti lattiero-caseari, l’indice FAO registra un +22,9% su base annua. Record anche per il cacao, che tra il 2022 e il 2025 ha registrato un aumento del 220%, con picchi oltre i 10.000 euro a tonnellata.
Nonostante l’inflazione generale rimanga moderata (+1,6% ad agosto 2025 secondo le stime Istat), il mondo dell’artigianato alimentare affronta una nuova ondata di rincari sulle materie prime. A lanciare l’allarme è Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte: “Condizioni climatiche estreme, tensioni geopolitiche, norme ambientali più rigide: tutto questo alimenta un’instabilità che incide direttamente sulle dinamiche di mercato”.
Anche il latte crudo e i cereali registrano aumenti, rispettivamente del 15-20% e dell’1,2%. L’olio di palma cala grazie all’alta produzione in Sud-Est asiatico, mentre soia e colza restano cari per la forte domanda estera.
Secondo Felici, le imprese artigiane si trovano davanti a un bivio: ritoccare i prezzi rischiando di rallentare i consumi, oppure sacrificare i margini, preservando la qualità. “Negli ultimi 2-3 anni la pastina in pasticceria è aumentata del 20%, mentre la cioccolata è passata dai 50 euro al chilo agli 80-90 euro, diventando un vero lusso”, sottolinea il Presidente.
Per affrontare la situazione, Confartigianato Piemonte invita a diversificare i fornitori e a valorizzare i produttori locali, rafforzando il tessuto economico territoriale, ma evidenzia le difficoltà dovute a quantità limitate e standard qualitativi. Senza interventi strutturali per stabilizzare le filiere e sostenere i costi di produzione, avverte Felici, la qualità Made in Italy rischia di diventare sempre meno accessibile.
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