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la catastrofe
14 Ottobre 2025 - 15:25
Tutte le foto: Meteo Pinerolo. I danni causati al Ponte di Miradolo dall'alluvione del 2000
Venticinque anni fa, il 14 ottobre 2000, il cielo sul Pinerolese e su tutto il Piemonte occidentale si apriva su uno degli eventi più devastanti della storia recente della regione. Dopo tre giorni consecutivi di pioggia incessante, le previsioni lasciavano poco spazio alla speranza: da quel sabato, la situazione precipitò rapidamente.
Un forte anticiclone sull’Europa orientale e due sistemi di bassa pressione provenienti dal Mediterraneo convogliarono verso la Pianura Padana enormi masse d’aria calda e umida. Tra il weekend e il lunedì successivo caddero tra i 300 e i 500 millimetri di pioggia, con picchi eccezionali sullo spartiacque tra Val Pellice e Val Chisone.
Il Chisone e il Pellice strariparono con forza distruttiva, spazzando via ponti, strade e collegamenti. La circonvallazione della SP23 fu interrotta, i ponti di via Saluzzo, di San Germano Chisone e di San Secondo a Miradolo vennero travolti dalle acque. A Torre Pellice, il palazzetto del ghiaccio fu quasi completamente distrutto. Intere zone rimasero isolate, mentre la città di Pinerolo si ritrovava a fare i conti con un disastro di proporzioni mai viste.
“Ricordo benissimo”, ha commentato un cittadino sui social, dove Meteo Pinerolo, in collaborazione con il Comune, ha condiviso le immagini di quei giorni drammatici per ricordare la ricorrenza.
L’alluvione del 2000, pur lasciando segni indelebili, ha segnato un punto di svolta. Le opere idrauliche e gli interventi di consolidamento realizzati negli anni successivi hanno rafforzato la capacità del territorio di resistere a nuovi fenomeni estremi. Lo dimostra l’alluvione del novembre 2016, che portò precipitazioni persino superiori (fino a 600 millimetri in alcune aree) ma con danni più contenuti grazie agli interventi post-2000.
Come ricordava Vincenzo Coccolo, Direttore Generale di Arpa Piemonte, “è ormai dato confermato il fatto che, a causa della sua posizione a ridosso dell’arco alpino e in contiguità del golfo Ligure, il Piemonte venga colpito a cadenza pluriennale da eventi meteorologici di una certa rilevanza. Ne consegue che il tessuto antropico piemontese, siano infrastrutture, viabilità o centri abitati, distribuito com’è sul territorio, viene ad essere pesantemente coinvolto”.
Una consapevolezza che, nel tempo, ha portato a una maggiore attenzione verso la prevenzione e la sicurezza ambientale. Come sottolineava nel 2002 Ugo Cavallera, allora Assessore regionale all’Ambiente: “L’aumentata sensibilità verso i problemi indotti dalle cosiddette calamità naturali porta a registrare ogni fatto e ogni informazione utile a migliorare la qualità della vita e, in ultimo, il livello di garanzia per la pubblica incolumità”.
A venticinque anni di distanza, il ricordo dell’alluvione del 2000 rappresenta sì memoria di distruzione, ma anche lezione di resilienza e responsabilità collettiva. Un monito a non abbassare la guardia di fronte alla forza della natura e a continuare a investire nella sicurezza del territorio e dei suoi abitanti.
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