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Il caso
01 Novembre 2025 - 09:20
Foto di repertorio
Dopo i controlli dell’Arpa Piemonte nelle discariche della frazione Pogliani e l’esame della documentazione presentata dalla società SGRA srl, il sindaco di Chivasso Claudio Castello ha emesso lo scorso 23 settembre un’ordinanza che impone alla società di avviare tutte le azioni necessarie per rispettare gli obiettivi di bonifica stabiliti nei progetti di Messa in Sicurezza Permanente delle discariche Chivasso 1 e 2.
Il provvedimento è stato adottato in seguito alle criticità rilevate nella gestione degli impianti, in particolare nelle operazioni di emungimento del percolato, che non garantiscono il mantenimento dei livelli previsti né il rispetto dei valori di alcuni parametri di inquinanti ai Punti di Conformità. Tali punti, collocati a valle idrogeologica della zona di bonifica, servono a verificare il ripristino delle condizioni originarie delle acque sotterranee.
La SGRA aveva quindici giorni per attuare gli interventi richiesti, ma l’ordinanza è stata sospesa in via cautelare dal TAR Piemonte, in attesa della decisione della Camera di Consiglio prevista per fine novembre. In quella sede il Comune potrà esporre le proprie ragioni, legate alla tutela ambientale e sanitaria e alla corretta esecuzione delle opere di bonifica.
Nel frattempo, il 20 ottobre il dirigente dell’Ufficio Tecnico Fabio Mascara ha firmato la determina di costituzione in giudizio dell’Amministrazione Comunale nella causa promossa dalla SGRA davanti al TAR. Nel documento, che ricostruisce vent’anni di vicende legate alla gestione delle discariche, viene anche citata la comunicazione ricevuta a giugno dalla Financial Supervision Commission bulgara, che ha vietato temporaneamente la stipula di contratti con la compagnia assicurativa scelta da SGRA per la fideiussione.
Secondo la relazione tecnica, “l’innalzamento continuo del percolato a causa dell’insufficiente emungimento ed allontanamento dello stesso da parte della società SGRA srl comporta l’aumento della concentrazione degli inquinanti delle acque sotterranee”, con il rischio di danneggiare i teli di protezione delle vasche. Tra le sostanze oltre i limiti figurano ferro, manganese, nichel, cromo e ammoniaca, con superamenti significativi di nichel e manganese nei pozzi PoC S10 e S12.
Nonostante l’accumulo nei bacini e la saturazione dei serbatoi, SGRA non avrebbe attivato misure aggiuntive per lo smaltimento del percolato. La mancata operatività della barriera idraulica - si legge ancora nella determina - ha ulteriormente aumentato il rischio di inquinamento delle falde. Ora il Comune attende il giudizio del TAR per far valere i propri interessi e garantire la sicurezza ambientale del territorio.
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