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Il caso

Piemonte, 65 lupi trovati morti da inizio anno: 20 solo nel Torinese

Cresce il numero di esemplari vittime di incidenti stradali. Intanto nuove segnalazioni in Valle Sacra confermano la presenza stabile della specie

Piemonte, 65 lupi trovati morti da inizio anno: 20 solo nel Torinese

Foto: Il Nuovo Cacciatore Piemontese

Il 2025 segna un nuovo record negativo per la mortalità dei lupi in Piemonte: al 4 novembre sono già 65 gli esemplari recuperati morti dall’inizio dell’anno. Un numero in forte aumento rispetto ai 53 registrati a inizio settembre, e vicino ai 75 casi del 2024 e ai 79 del 2023.

Secondo i dati raccolti da Il Nuovo Cacciatore Piemontese, la maggior parte degli animali è stata investita sulle strade della regione, mentre altri sono morti per cause diverse, alcune delle quali di natura dolosa. Torino e Cuneo risultano le province più colpite, rispettivamente con 20 e 19 esemplari, seguite da Alessandria (16), Asti e Verbano Cusio Ossola (3 ciascuna), Vercelli (2), Biella e Novara (1).

L’aumento dei ritrovamenti in autunno è legato alla fase di dispersione, quando giovani e subadulti lasciano il branco d’origine per cercare nuovi territori, aumentando il rischio di incidenti. Solo due giorni fa, un esemplare femmina è stata investita e uccisa sulla Fondovalle Tanaro, a Bastia Mondovì.

Parallelamente, le segnalazioni di lupi vivi si moltiplicano. In Valle Sacra, a Cintano, le telecamere di sorveglianza di un’abitazione lungo la strada per il santuario di Piova hanno ripreso nella serata del 4 novembre una coppia di lupi che si aggirava vicino alle case. Un avvistamento che ricorda quello dell’ottobre 2024, confermando la presenza ormai stabile della specie nei boschi del Canavese.

Gli esperti spiegano che la crescente urbanizzazione e la frammentazione degli habitat naturali spingono i lupi a esplorare nuovi spazi, attratti anche da fonti di cibo facili come rifiuti o animali domestici. Una dinamica che impone un delicato equilibrio tra la tutela della fauna e la sicurezza delle comunità locali, mentre la convivenza con il grande predatore è ormai una realtà consolidata in molte aree del Piemonte.

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