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il delitto di collegno
08 Novembre 2025 - 08:50
La scena del delitto di Collegno. Nel tondino, Marco Veronese
Galeotta fu la pandemia. E’ stato il Covid a deteriorare irrimediabilmente il rapporto tra Marco Veronese, l’uomo assassinato a Collegno il 23 ottobre scorso all’età di 39 anni, e l’ex compagna Valentina. Un omicidio per il quale i carabinieri hanno arrestato Michele Nicastri, 49 anni, di professione imprenditore informatico e attualmente legato sentimentalmente a Valentina. Nicastri ha confessato il delitto e per lui è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

Marco Veronese e l’ex compagna Valentina si erano conosciuti nel 2017. Un anno dopo l’inizio della loro relazione, la donna era rimasta incinta del loro primo figlio e Veronese era andato a convivere con lei. Nel 2019, la nascita di una bambina e, nel 2021, la terza figlia. Una relazione, tra i due, che si era sviluppata inizialmente in maniera serena. Successivamente però, durante l’ultima gravidanza di Valentina, i rapporti avevano iniziato a peggiorare e il periodo del lockdown ha fatto il resto. Veronese, infatti, per via del suo lavoro nel ramo della video-sorveglianza si assentava spesso da casa e rimaneva fuori tutto il giorno, incontrando diversi clienti. Così la compagna (oggi ex) era tornata a vivere dai suoi genitori. Le cose non erano cambiate anche durante la terza ed ultima gravidanza della donna: Valentina infatti continuava ad abitare dalla mamma e dal papà e questa decisione avrebbe scatenato l’ira di Marco Veronese. Anche il 39enne, alla fine, aveva deciso di andare a vivere dai genitori, nell’appartamento al civico 25 di corso Francia, a Collegno.
La relazione era terminata quando ancora c’era il Covid, nel 2021, ed era quindi iniziata una “guerra” per l’affidamento dei tre figli. Veronese non voleva assolutamente fare il “papà della domenica”, anzi pretendeva di vedere più spesso i suoi tre bambini. Richiesta che aveva trovato l’opposizione della sua ex. Nel luglio 2025, Marco Veronese era stato fatto pedinare. Valentina (che, lo ricordiamo, non è al momento indagata ma è stata interrogata come persona informata sui fatti) dopo la fine della relazione aveva infatti ingaggiato un investigatore privato. L’obiettivo era far seguire Marco Veronese e conoscere i suoi movimenti, per capire se avesse o meno delle brutte frequentazioni. A luglio di quest’anno, Veronese aveva fatto mandare alla ex una lettera dall’avvocato in cui chiedeva di regolamentare l’affidamento dei bambini. Così Valentina si era rivolta a uno studio investigativo: sotto l’auto di Marco Veronese era stato installato un Gps. E il 39enne era stato seguito anche la sera del delitto. Sera nella quale, prima di tornare a casa e di essere assassinato, si era recato in un ristorante per cenare insieme a una sua amica.

Dunque, un rapporto che si era fatto sempre più conflittuale. E nel quale si era infilato Nicastri, che stava frequentando l’ex di Veronese. Gomme tagliate all’auto di Marco e del papà, poi il delitto. «L’ho fatto per Valentina», la confessione del killer, accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.
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