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09 Novembre 2022 - 07:36
Il calcolo è arrotondato per difetto, una media fatta a spanne. Il cui riscontro, però, non manca nell’ambulatorio di ogni quartiere. Dal centro alla periferia. Più di un torinese su dieci non ha il “medico di famiglia” se si pensa che, soltanto sotto la Mole Antonelliana, ne servirebbero almeno 70, subito per circa 84mila pazienti, a cui si aggiungono altre decine di migliaia di famiglie nel resto della provincia, dove l’allerta è più alta, con 113 carenze e un ultimo “turn over” di appena 31 dottori. Per cui restano 300 posti vacanti se si considera tutto il Piemonte.
TROPPI PENSIONATI, POCHI GIOVANI Un’emergenza che si è andata aggravando progressivamente negli ultimi dieci anni, a suon di pensionamenti e mancati ricambi, fino a diventare una sorta di metastasi per il sistema sanitario pubblico con l’esplosione della pandemia da Covid che, oltre ad avere anticipato molte uscite ha scatenato una vera e propria “fuga” anche tra i medici più giovani e appena specializzati. Numeri impressionanti se si pensa che, ogni posto vuoto, corrisponde ad un minimo di 1.200 utenti che non sanno a chi rivolgersi in caso di malanni improvvisi, malattie, impegnative o ricette, fino ad un massimo di 1.800. Al punto che, con l’ultima “chiamata” dello scorso settembre le Asl del Piemonte potrebbero arrivare a coprire poco più di un quarto del necessario, poiché su 399 posti da assegnare soltanto 111 medici, al netto di 12 trasferimenti, hanno risposto “sì” e firmato un accordo che li vincola ad aprire l’ambulatorio entro novanta giorni. A Torino i numeri si fanno più piccoli, con un rapporto di 70 posti vuoti e 37 assegnazioni da completare ma nel frattempo si è inceppata anche la macchina dei bandi per i giovani.
«CHIAMATE GLI SPECIALIZZANDI» «Quasi la metà dei posti, comunque, resterebbe scoperta, per questo è necessario che la Regione acceleri sui bandi per le assunzioni su cui si è indietro ormai di un anno - spiega il segretario provinciale della Fimmg, Roberto Venesia che, la settimana scorsa, ha scritto al governatore Alberto Cirio e all’assessore Luigi Icardi a riguardo di una carenza che riguarda quasi 100mila pazienti soltanto in città e, comunque, permane anche a fronte degli ultimi ingressi. Una soluzione potrebbe venire dagli specializzandi. «Ce ne sono centinaia che restano “in panchina” mentre potrebbero prendere servizio come fossero in tirocinio e garantire poi la copertura di un posto che, in un caso su quattro, attualmente resterebbe vacante» aggiunge Venesia, commentando l’ultima “istantanea” del quadro generale a disposizione della Federazione italiana dei medici di medicina generale. «Il problema è dappertutto, forte nelle aree periferiche della provincia a Torino. Per cui è necessario accelerare sul bando indirizzato ai giovani che stanno frequentando il corso di formazione che doveva coprire il fabbisogno tra il 2022 e il 2025. Ebbene, l’anno è quasi finito ed è tutto incagliato» conclude il segretario Fimmg, spiegando come l’indicazione delle date spetti al ministero della Salute e alle Regioni la pubblicazione dei bandi. «Il tempo perso non lo si recupera ma noi denunciamo da almeno dieci anni una crisi senza soluzione di continuità, non per fare i profeti: lo dicono i numeri. E di questo passo è confermato che toccheremo il “picco” nel 2023».
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