È passato quasi un anno, ma la febbre da Eurovision non è ancora scesa. Oggi il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, consegnerà le chiavi della manifestazione alla prima cittadina di Liverpool. Sarà l’aria della città dei Beatles o il conteggio delle ricadute economiche della manifestazione - quasi 90 milioni - ma Torino ha ancora voglia di musica. «Io e l’assessore Domenico Carretta stiamo già lavorando per il 2023-24 ad eventi aggregativi per i giovani di tutta Europa» accenna l’assessore comunale alla Cultura Rosanna Purchia e riporta alla mente ricordi che sembrano lontanissimi. «Torino è stata la città di Traffic - va avanti Purchia -. Noi non dobbiamo inventare nulla. Dobbiamo solo avere la capacità di rinnovarlo e attualizzarlo». È così, per il 2024, Torino si prepara a un grande evento «pop-rock» di respiro internazionale «che porti quella stessa vitalità e freschezza internazionale vissuta nei giorni dell’Eurvosion» immagina Purchia. «Già la prossima primavera ne avremo un assaggio» si lascia sfuggire l’assessora. Con tutta probabilità si tratterà di un evento spalmato su più giorni, ma non è detto che sarà gratuito come fu il Traffic o come è stato l’Eurovillage del Valentino. Difficilmente poi il nuovo festival pop-rock potrà trovare casa al parco di San Salvario, dal momento che il 2024 sarà l’anno fondamentale dei lavori del Pnrr per la ristrutturazione dell’area. Più probabile che la manifestazione si orienti verso il parco Dora, già testato con successo per il Salone del Gusto e altri eventi. Quel che è certo, per ora, è che i numeri fatti dall’Eurovision hanno ingolosito i nostri amministratori. E non poco. Nel dettaglio, l’impatto economico della kermesse musicale è stato quantificato in 22,8 milioni di euro di introiti diretti, a cui vanno aggiunti 66 milioni attribuibili agli oltre 9mila articoli nazionali su stampa e web. Per un totale di 89 milioni di euro, a fronte di un investimento da 13,8 milioni così suddivisi: due milioni da Regione, 500mila da Compagnia di Sanpaolo, 500mila euro dalla Camera di Commercio, 250mila da Crt, 1.220 da Iren in servizi e 350mila da Enit, ente nazionale turismo. «Abbiamo speso soldi pubblici ed è importante che ci sia un meccanismo di controllo a posteriori che ci permetta di capire dove sono stati investiti» sottolinea il presidente della Regione Alberto Cirio, ieri mattina presente in Camera di Commercio per l’esposizione dello studio dell’Osservatorio Culturale del Piemonte sulle ricadute economiche di Eurovision. All’evento hanno partecipato oltre 128mila persone, si legge nel report, per lo più giovani e per il 19% provenienti dall’estero. Secondo l’indagine condotta fra il 9 e il 14 maggio 2022, si contano 58mila turisti. Oltre la metà dei quali erano in città per la prima volta e il 59% è intenzionato a ritornare. «Attraverso questi studi cerchiamo di capire quali eventi hanno maggiore ricaduta sul territorio» commenta il presidente della Camera di Commercio di Torino, Dario Gallina. «Il Piemonte deve puntare su un mix di sport e cultura. Non esiste un’unica direttiva da seguire, possiamo attrarre diversi tipi di turismo» aggiunge, pensato all’imminente inizio delle Final Eight di basket e, più in là nel tempo, alle Universiadi. «Il 70% dei turisti di Eurovision ha visitato almeno uno dei nostri musei» sottolinea l’assessore Purchia, evidenziando la doppia anima del turismo piemontese.
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