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POGBA E L'ANNATA MALEDETTA

"Mi alleno con un mental coach. Infortuni? Tutta colpa della testa"

Dagli stregoni alle estorsioni, solo 164 minuti giocati in maglia Juve per il francese

"Mi alleno con un mental coach. Infortuni? Tutta colpa della testa"

Juventus-Cremonese, ovvero l'ultima partita di Pogba in bianconero dopo essere uscito dal campo per l'ennesimo infortunio

Dagli stregoni alle tentate estorsioni da parte di uno dei due fratelli, agli infortuni, in serie. Se la stagione di Paul Pogba fosse un film si intitolerebbe “La peggiore stagione della mia vita”. Durata del film? Centosessantaquattro minuti, quelli giocati dal Polpo Pogba in maglia bianconera. Costo del film? 8 milioni di euro: tanto è costata la prima stagione del francese, un salasso per la casse vuote bianconere. Lui ha riavvolto il nastro e ha detto la sua a “Views”: «La testa controlla tutto - ha dichiarato l’ex del Manchester United -. Quando non stai bene psicologicamente, il corpo ti segue. Tutti gli infortuni che ho avuto in questa stagione penso che siano dovuti alla mia condizione mentale. La morte di Raiola e i problemi familiari sono state delle prove che mi hanno fatto crescere, sono maturato e ho capito molto sulla vita. Ho avuto il tempo di meditare anche grazie all’aiuto di un mental coach e ho imparato tante cose durante i periodi in cui sono stato infortunato. Ho l’impressione che questa sia stata la stagione più difficile della mia carriera, superare tutto questo sarà la mia più grande vittoria».

Sulle critiche ricevute negli ultimi mesi: «Sono stato criticato per tutta la stagione – ha replicato -, ma dopo l’assist contro il Siviglia ci sono stati diversi elogi. Il mondo è così, io rimango sempre positivo». Non solo presente e futuro ma anche uno sguardo al passato per il 30enne Pogba: «Quando ho lasciato il Manchester United - ha raccontato - per la prima volta ero giovane e volevo dimostrare qualcosa. Sono arrivato alla Juve, che fu un grande banco di prova per me. Ma ho visto subito l’amore dei tifosi e del club, mi piacque molto il modo in cui lavoravano e ho imparato molto» per poi aggiungere sul suo ritorno a Torino dell’anno scorso: «Sono tornato perché è davvero il club che mi ha aiutato a spingermi oltre. L’amore che ricevo qui dai tifosi e dal club non l’ho mai avuto a Manchester».

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