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L'APPELLO DEL PRINCIPE
17 Novembre 2023 - 18:31
La visita di Emanuele Filiberto di Savoia al Museo del Grande Torino
Il suo cuore è bianconero e non ne ha mai fatto segreto, ma per un giorno si è immerso nella realtà Toro. Dal Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata al colle di Superga, passando per un rapido sopralluogo al Filadelfia (da fuori, visto che i cancelli erano chiusi), Emanuele Filiberto di Savoia ha conosciuto da vicino il mondo granata. «È un’emozione unica, si può essere tifosi di qualsiasi squadra ma l’ammirazione e il rispetto per il Toro accomunano tutti quanti» le sue parole dopo la visita di Villa Claretta a Grugliasco insieme al presidente del museo, Mecu Beccaria, e altre istituzioni. Suo nonno Umberto II, l’ultimo re d’Italia, è stato un grande tifoso del Toro: «È morto che io avevo undici anni, ma mi raccontava del Grande Torino ed è stato bello vedere la sua foto a Lisbona» continua il membro di casa Savoia. Già, perché sulle tribune dell’Estadio Nacional do Jamor c’era anche Umberto II ad assistere all’ultima partita degli Invincibili contro il Benfica il 3 maggio del 1949. La squadra, infatti, si schianta sul colle di Superga al rientro dalla trasferta alle 17.03 del giorno dopo: «Era una squadra leggendaria, capace di unire una città, una regione e un paese intero» il pensiero di Emanuele Filiberto.
Lasciata Villa Claretta, la salita sul colle per depositare una corona di rose bianche in ricordo di Mazzola e di tutte le vittime di Superga. Un momento di commozione e di preghiera, solo davanti alla lapide e nel silenzio che caratterizza un luogo allo stesso tempo magico e tragico. «Ho ancora vive dentro me le intense sensazioni provate quando, una quindicina di anni fa, ho assistito a una messa in suffragio delle vittime» il ricordo del 4 maggio di qualche anno fa, quando salì proprio in occasione del 4 maggio. E, a pochi metri dal monumento per gli Invincibili, ci sono le tombe dei reali dove riposano i suoi antenati.
«CAIRO, SERVE DI PIU’» - Oltre a un passato da onorare, il Toro ha anche un futuro tutto da scrivere. E dal Principe arriva un messaggio forte e chiaro per il presidente Urbano Cairo: «Investi di più, muoviti e svegliati: il Toro merita di più» l’appello di Emanuele Filiberto in tono ridanciano ma deciso. «Mi rendo conto che sia difficile gestire una società di calcio - aggiunge - ma è triste vedere a metà classifica una squadra gloriosa come quella granata: sarebbe bello avere le due squadre torinesi, la Juve e il Toro, al primo e al secondo posto del calcio italiano». Nel suo giro nel capoluogo piemontese tra tennis e calcio, con il “blitz” al Pala Alpitour per le Atp Finals e un salto anche al Filadelfia. «Ci sono passato ma purtroppo era chiuso, l’ho guardato da fuori e anche lì è stato emozionante» racconta il Principe.
L’INGRESSO NEL CALCIO - Intanto, da qualche tempo anche lui è un presidente di una squadra di calcio. Anzi, in realtà sono tre: a giugno, dopo aver rilevato Savoia e Real Aversa, ha acquistato anche il Portici. Si tratta di tre club campani, ma l’obiettivo è ampliarsi: «Cerco un progetto più ampio di accademia sportiva per i giovani: ora si limita in Campania, voglio estenderlo in tutta Italia» il sogno di Emanuele Filiberto. Considerata la lunga lista di squadre di cui è diventato proprietario, è inevitabile pensare anche al Toro: «Diciamo mai dire mai» la sua risposta sul tema. E, durante la lunga chiacchierata, c’è stato anche un passaggio sulla sua Juventus: «La squadra sta andando molto bene, sono contento - conclude il Principe - perché ha superato momenti molto difficili: tutta la società ne è uscita a testa alta».
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