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L'APPELLO DEL PRINCIPE

Emanuele Filiberto sprona Cairo: "Il Toro merita di più"

Tra il Museo del Grande Torino e Superga, il Principe ha anche un messaggio per il patron granata

La visita di Emanuele Filiberto di Savoia al Museo del Grande Torino

La visita di Emanuele Filiberto di Savoia al Museo del Grande Torino

Il suo cuore è bianconero e non ne ha mai fatto segreto, ma per un giorno si è immerso nella realtà Toro. Dal Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata al colle di Superga, passando per un rapido sopralluogo al Filadelfia (da fuori, visto che i cancelli erano chiusi), Emanuele Filiberto di Savoia ha conosciuto da vicino il mondo granata. «È un’emozione unica, si può essere tifosi di qualsiasi squadra ma l’ammirazione e il rispetto per il Toro accomunano tutti quanti» le sue parole dopo la visita di Villa Claretta a Grugliasco insieme al presidente del museo, Mecu Beccaria, e altre istituzioni. Suo nonno Umberto II, l’ultimo re d’Italia, è stato un grande tifoso del Toro: «È morto che io avevo undici anni, ma mi raccontava del Grande Torino ed è stato bello vedere la sua foto a Lisbona» continua il membro di casa Savoia. Già, perché sulle tribune dell’Estadio Nacional do Jamor c’era anche Umberto II ad assistere all’ultima partita degli Invincibili contro il Benfica il 3 maggio del 1949. La squadra, infatti, si schianta sul colle di Superga al rientro dalla trasferta alle 17.03 del giorno dopo: «Era una squadra leggendaria, capace di unire una città, una regione e un paese intero» il pensiero di Emanuele Filiberto.

Lasciata Villa Claretta, la salita sul colle per depositare una corona di rose bianche in ricordo di Mazzola e di tutte le vittime di Superga. Un momento di commozione e di preghiera, solo davanti alla lapide e nel silenzio che caratterizza un luogo allo stesso tempo magico e tragico. «Ho ancora vive dentro me le intense sensazioni provate quando, una quindicina di anni fa, ho assistito a una messa in suffragio delle vittime» il ricordo del 4 maggio di qualche anno fa, quando salì proprio in occasione del 4 maggio. E, a pochi metri dal monumento per gli Invincibili, ci sono le tombe dei reali dove riposano i suoi antenati.

«CAIRO, SERVE DI PIU’» - Oltre a un passato da onorare, il Toro ha anche un futuro tutto da scrivere. E dal Principe arriva un messaggio forte e chiaro per il presidente Urbano Cairo: «Investi di più, muoviti e svegliati: il Toro merita di più» l’appello di Emanuele Filiberto in tono ridanciano ma deciso. «Mi rendo conto che sia difficile gestire una società di calcio - aggiunge - ma è triste vedere a metà classifica una squadra gloriosa come quella granata: sarebbe bello avere le due squadre torinesi, la Juve e il Toro, al primo e al secondo posto del calcio italiano». Nel suo giro nel capoluogo piemontese tra tennis e calcio, con il “blitz” al Pala Alpitour per le Atp Finals e un salto anche al Filadelfia. «Ci sono passato ma purtroppo era chiuso, l’ho guardato da fuori e anche lì è stato emozionante» racconta il Principe.

L’INGRESSO NEL CALCIO - Intanto, da qualche tempo anche lui è un presidente di una squadra di calcio. Anzi, in realtà sono tre: a giugno, dopo aver rilevato Savoia e Real Aversa, ha acquistato anche il Portici. Si tratta di tre club campani, ma l’obiettivo è ampliarsi: «Cerco un progetto più ampio di accademia sportiva per i giovani: ora si limita in Campania, voglio estenderlo in tutta Italia» il sogno di Emanuele Filiberto. Considerata la lunga lista di squadre di cui è diventato proprietario, è inevitabile pensare anche al Toro: «Diciamo mai dire mai» la sua risposta sul tema. E, durante la lunga chiacchierata, c’è stato anche un passaggio sulla sua Juventus: «La squadra sta andando molto bene, sono contento - conclude il Principe - perché ha superato momenti molto difficili: tutta la società ne è uscita a testa alta».

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