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L'INTERVISTA - tennis
02 Aprile 2024 - 20:08
Andrea Vavassori e Simone Bolelli
È certamente uno degli atleti di punta del tennis italiano Andrea Vavassori, che forma con Simone Bolelli la coppia più forte e sa disimpegnarsi benissimo anche in singolare. Il 28enne torinese, che si sta allenando con il papà Davide al Circolo Tennis Pinerolo, prima di fare rotta giovedì su Montecarlo, negli ultimi giorni ha preso posizione sugli insulti ricevuti dal collega Raul Brancaccio da parte degli scommettitori, delusi per una sua sconfitta, e ha raccontato di averli subiti lui stesso.
Vavassori, come stanno le cose?
«Purtroppo siamo tutti coinvolti in questa situazione. Le scommesse sono diventate ormai parte dello sport e dobbiamo conviverci, però la libertà che ciascuno ha di scommettere non deve intaccare la nostra di lavorare tutti i giorni. Ogni volta che perdiamo una partita siamo oggetto di insulti e minacce. A me non è mai capitato sul campo, come a Brancaccio, ma a posteriori sui social, con messaggi che a volte hanno coinvolto anche i familiari».
Esiste una soluzione?
«Quando fenomeni del genere si verificano dal vivo, bisognerebbe che i direttori dei tornei avessero il potere di mandare via le persone protagoniste di comportamenti di quel tipo».
Venendo al doppio, come giudica la sua prima stagione con un compagno fisso?
«Con Simone siamo molto soddisfatti. Mio papà è il coach del team e si occupa di come metterci in campo e della tattica. Entrambi siamo molto disponibili a provare cose nuove. Abbiamo stabilito di giocare un tennis molto aggressivo. Entrambi serviamo bene e abbiamo lavorato molto sulla risposta, il colpo in cui tutti e due siamo migliorati di più. In questo modo riusciamo a fare la differenza».
La finale agli Australian Open è stato un inizio con il botto...
«Ha cambiato completamente gli scenari, portandoci entrambi nella Top 30 di specialità e permettendoci di disputare tutti i Masters 1000. Dopo Melbourne abbiamo giocato molto bene anche in Sud America e negli Stati Uniti. Stiamo dimostrando di essere fra le prime cinque coppie al mondo».
Sognate le Olimpiadi di Parigi?
«I risultati che stiamo ottenendo sono di ottimo auspicio per arrivarci. Continuando così ed entrando fra i primi 20, non dovremmo avere problemi a qualificarci».
L’altro grande obiettivo è rappresentato dalle Nitto Atp Finals di Torino?
«Assolutamente. Sono convinto che la nostra presenza garantirebbe un maggiore seguito alla gara di doppio. In questo periodo sto seguendo un corso di Business, Management e Marketing, organizzato dall’Atp, e con alcuni colleghi stiamo sottolineando l’importanza di promuovere maggiormente il doppio».
In singolare ora è n. 136, punta all’ingresso in Top 100?
«Da un paio d’anni sono vicino a fare quel passo in più e secondo me ho già il livello dei primi 100. Spero di entrare nelle qualificazioni dei tornei più grandi e di proseguire la mia scalata. Sia a Buenos Aires sia a Miami, dove ho perso contro Jannik Sinner, dandogli però del filo da torcere, mi sono espresso ottimamente».
Parlando del suo amico Lorenzo Sonego, si aspettava la fine del rapporto con Gipo Arbino?
«È stata una sorpresa e mi ha messo un po’ di tristezza, li ho sempre vissuti insieme e avevo anche fatto dei tornei con loro quando ero più piccolo. Ho grande stima di Gipo, come tecnico e come persona. Sono dispiaciuto, ma può succedere. Insieme hanno effettuato un percorso incredibile, che rimarrà per sempre».
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