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addio a totò gol
19 Settembre 2024 - 00:12
Totò Schillaci alla Juventus (foto LaPresse)
Sembrava una storia d’amore destinata a durare il tempo di un’estate, come i migliori amorazzi estivi che si rispettino. E invece, a giudicare dalle migliaia di messaggi di cordoglio sui social e non solo, tra Totò Schillaci e gli italiani l’amore è durato tanti, tantissimi anni, da quell’estate del 1990. In tanti hanno versato lacrime di commozione alla notizia della dipartita del 59enne bomber delle Notti Magiche di Italia ‘90.
CALCIO IN LUTTO
Mercoledì 18 settembre a dare la notizia della morte di Salvatore Schillaci, per tutti Totò-gol, la struttura sanitaria dove l’ex calciatore di Juve, Inter e Nazionale era stato ricoverato il 7 settembre scorso. Tutta colpa di un tumore al colon retto che lo tormentava da anni, come aveva confessato. Un tumore che lo aveva costretto a due interventi chirurgici. L’Italia, dunque, piange ancora una volta un grande bomber del suo passato: da Paolo Rossi, a Gigi Riva, a Gianluca Vialli, fino ad arrivare a Schillaci. Quegli occhi grandi, quasi spiritati, che si spalancavano a ogni gol segnato nelle Notti Magiche di Italia ’90 - ben sei - si sono chiusi per sempre. Una carriera nel Messina poi approdata alla Juventus, all’Inter e al Jubilo Iwata (Giappone), più di 200 gol, una vita sportiva culminata col Mondiale del ’90 in cui trascinò la Nazionale del ct Vicini a pochi passi dal sogno di vincere la Coppa del Mondo in casa, finendo terza. Una carriera iniziata sull’asfalto del quartiere Cep, uno dei più popolari e difficili di Palermo. Famiglia modesta, tre fratelli e una sorella, il papà, che faceva il muratore, è stato sempre il suo più grande tifoso e lo ha accompagnato dappertutto pur di farlo giocare. Ha fatto il gommista, il garzone di pasticceria, l’ambulante. Fino al reclutamento nel Messina.
LE REAZIONI
Tra i primi a salutarlo sui social Stefano Tacconi: «Ciao fratello, sempre nel mio cuore», ha scritto l’ex portiere della Juventus e della Nazionale. Poi Roberto Baggio a cui rifilò una testata per cui chiese subito scusa: «Ciao mio caro amico - ha scritto l’ex Codino -, anche stavolta hai voluto sorprendermi. Rimarranno per sempre impresse nel mio cuore le notti magiche di Italia 90 vissute insieme. Fratelli d’Italia per sempre».
LA JUVE E TORINO
Poi il cordoglio della sua Juventus, “Ciao Totò”. Quella Juve che aveva dovuto lasciare «per colpa del gossip», aveva raccontato lui, subito dopo la separazione dalla moglie Rita. Totò e Torino, una storia di alti e bassi: la casa in zona piazza Pitagora, nel cuore di Santa Rita («sotto il palazzo trovai scritte sui muri “terrone” e insulti vari», svelò Totò), gli allenamenti al centro Sisport di Orbassano. «Totò era una persona semplice», ricorda qualche tifoso che lo ha visto in azione al Comunale e al Delle Alpi: «Nel giorno della presentazione della squadra, gli passarono il microfono e gli dissero: “Totò, parla tu”. Lui rispose: “E che devo dire?”, scatenando le risate dei tifosi». A volerlo sotto la Mole fu Boniperti, nel 1989. La Juve lo acquistò dal Messina per 6 miliardi di lire. Quell’anno dalla B arrivò anche un altro attaccante, Pierluigi Casiraghi dal Monza. In panchina Trapattoni, poi Dino Zoff (con cui vinse Coppa Uefa e Coppa Italia) e Gigi Maifredi. A proposito dell’ex allenatore del Brescia, Totò raccontò alla sua maniera a un amico giornalista uno dei motivi di quella stagione fallimentare: «Un giorno alla Juve arrivò Montezemolo e regalò a tutti i giocatori un giochino appena uscito: era il Game Boy. Da quando ci ha regalato quel “c...o” di giochino non vinciamo più una partita, perché i miei compagni passano la notte a giocare». Il gioco era Tetris. Addio Totò-gol, lassù ti aspetta un pallone, il tuo amato pallone, con cui giocare.
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