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storie di sport
20 Dicembre 2024 - 09:48
Giuliano Besson in pista sugli sci
La "Valanga Azzurra" – la cui storia è stata di recente rilanciata dall’omonimo docufilm di Paolo Veronesi - non è solo una grande storia di sport: è un simbolo di un'epoca durante la quale è cambiato il rapporto degli italiani con la montagna e lo sport. Dietro la leggenda dello sci azzurro, però, si nascondono storie personali, ambizioni e delusioni, cocenti. Tra queste c’è quella di Giuliano Besson, il "ragazzo terribile" della Valanga Azzurra, imprenditore nel campo dell’abbigliamento sportivo, la cui carriera è stata stroncata a soli 25 anni da una decisione che ha fatto discutere.
Al centro Giuliano Besson al Circolo Stampa Sporting insieme all'autore del libro (il primo a destra) Augusto Grandi
Pionieri della velocità
Besson, originario di Sauze d'Oulx, è stato un discesista di talento, capace di sfidare le piste più impegnative del mondo. Nel suo libro, "Il Ragazzo Terribile della Valanga Azzurra" (Augusto Grandi; pubblicato da Cicles), presentato mercoledì 18 dicembre al Circolo Stampa Sporting dal giornalista Rai Federico Calcagno – sala esaurita in ogni ordine di posto, grande partecipazione da parte dei presenti -, l'ex campione ha raccontato aneddoti e storie di un'epoca in cui gli atleti si preparavano con metodi innovativi, perché le vittorie, oggi come allora, specie su un paio di sci, si giocano per questioni di centesimi: "Avevamo preparato l'allenamento del cervello col training autogeno - ha raccontato Besson ai microfoni della Rai -, l'ipnosi, avevamo fatto delle prove nella galleria del vento. Avevamo capito che la possibilità di vincere era legata ai centesimi". Una mentalità vincente, che li portava a spingersi oltre i limiti, a rischiare tutto per centesimi di secondo.
Besson e i diritti degli atleti
Ma la storia di Besson non è solo quella di un campione. È anche la storia di un uomo che ha lottato per i diritti dei suoi compagni. Insieme a Stefano Anzi, un altro grande talento dello sci italiano, Besson ha deciso di alzare la voce contro un sistema che, a loro avviso, non tutelava gli atleti. "Due atleti, Stefano Anzi e Giuliano Besson - ha continuato l'imprenditore nel campo dell'abbigliamento sportivo -, sono stati radiati a 25 anni, quinto al mondo e settimo al mondo, non abbiamo più messo gli sci. La decisione non l’abbiamo presa noi, l’ha presa Cotelli. Pensavano di portare un programma ma non erano a conoscenza di quali erano le vere esigenze perché noi discesisti partiamo in 15 ma a fine stagione eravamo in sette, otto", racconta Besson nel suo libro.
Un sogno spezzato
Squalificati per le loro "attività sindacali", Besson e Anzi si sono visti costretti ad abbandonare lo sport che amavano. Un finale amaro per due campioni che sognavano di scrivere nuove pagine della storia dello sci italiano. Come ha sottolineato Augusto Grandi, autore del libro, "Lui e Anzi hanno anche fatto i sindacalisti di questa chiedendo che i soldi della Federazione venissero usati per la sicurezza, per le giovanili, per coloro che si avvicinavano allo sci".
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