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L'INTERVISTA

Dal romanzo di Pavese al grande schermo: Laura Luchetti e la sua "La Bella Estate"

Il film girato sotto la Mole nei cinema giovedì 24 agosto, la regista svela: "Presto sarò a Torino per il Gattopardo"

Dal romanzo di Pavese al grande schermo: Laura Luchetti e la sua "La Bella Estate"

La regista de "La Bella Estate" Laura Lucchetti

Dopo le proiezioni di inizio agosto in contemporanea con l’anteprima al festival di Locarno, esce da giovedì 24 nei cinema (a Torino sarà al Romano) “La bella estate” di Laura Luchetti, tratto dal romanzo di Cesare Pavese, tutto girato a Torino lo scorso anno, interpretato da Yile Vianello, Deva Cassel (figlia di Vincent e di Monica Bellucci) e dal Nicolas Maupas di “Mare fuori”. Luchetti sarà a Torino per presentare il film venerdì 26 (orario da definire), quando sarà in città per i sopralluoghi in vista di un episodio della serie “Il Gattopardo”, prodotta da Netflix tra la Sicilia, Roma e Torino.
Come è andata a Locarno?
«Un’emozione inimmaginabile! Una piazza grandissima, con 8.000 persone che ti guardano, uno schermo gigantesco, il silenzio religioso durante la proiezione e l’applauso sincero alla fine... sono felice di aver potuto vivere questa esperienza insieme ai miei attori, molti dei quali al primo film».


Le prime critiche al film come sono state accolte?
«Alcuni hanno rivolto a me critiche che sarebbero per il testo originale, ad esempio la visione negativa del mondo maschile: Pavese in altre occasioni è stato tacciato di misoginia, ma questo libro lo ha scritto come una donna, davvero sorprendente. Ho ammorbidito i ritratti maschili, lui ne aveva un’idea spietata».
Il film è ambientato negli anni ’30 ma appare molto attuale.
«È una cosa su cui punto molto, ho voluto costumi e oggetti di scena che fossero degli anni ’30 ma che potessero essere usati ancora oggi, per aiutare l’immedesimazione del pubblico: è un film con giovani, sui giovani e pensato per i giovani di ogni epoca».


Quando ha scoperto il libro di Pavese?
«L’ho letto pochi anni fa, poco prima che il produttore comprasse i diritti. È stato un caso molto fortunato: mi avevano messo in guardia, Pavese non è semplice da portare al cinema perché i suoi non sono libri di trama, ma di sensazioni, evocazioni, emozioni».
Per creare l’alchimia giusta era fondamentale il cast giusto.
«Ho visto centinaia di giovani attori e giovani attrici! Ho fatto street casting, parlato con le agenzie, chiamato e richiamato gli attori perché non dovevano solo essere bravi ma dovevano anche funzionare bene insieme».


Da Pavese a Tomasi di Lampedusa: ne “Il Gattopardo” ritrova Torino e ritrova Deva Cassel.
«Vengo dal cinema indipendente, questa produzione è un altro mondo! Sono felice che ci sia anche la mia “piccolina”, Deva: dirigo una puntata in cui il suo personaggio, quello di Angelica (che nel film di Visconti era Claudia Cardinale), ha uno sviluppo molto bello. Sul set de “La Bella Estate” era la più giovane, ha affrontato un ruolo complesso con molto coraggio, molta serietà: è stata bravissima».

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