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Peppe Servillo e "La presa di Torino": "Portiamo in scena le emozioni di quel Juve-Napoli del 1986..."

L'attore napoletano, accompagnato dalla chitarra di Cristiano Califano, sul testo di Maurizio Di Giovanni: "Quella volta che Maradona sconfisse Platini..."

Peppe Servillo e "La presa di Torino": "Portiamo in scena le emozioni di quel Juve-Napoli del 1986..."

Peppe Servillo in scena con Cristiano Califano

È uno spettacolo che parla di calcio, ma, avverte subito Peppe Servillo, «non occorre essere appassionati di questo sport, anzi lo spettacolo si rivolge soprattutto a chi non è appassionato, a chi dice che questo è uno sport stupido. Perché c’è una logica stringente dietro a questa passione condivisa da milioni di italiani, c’è una miscela di motivazioni, delusioni, aspettative che lo rendono affascinante, c’è un mondo che ruota intorno a lui, un’umanità varia, persone diverse, di diverse estrazioni sociali, tutte legate, però, da una comune passione calcistica».

LA PRESA DI TORINO
Da non perdere, dunque, “La presa di Torino”, un racconto di Maurizio Di Giovanni tratto da “Il resto della settimana. Lo porta in scena questa sera, venerdì 1° marzo” Peppe Servillo al Cineteatro Gobetti di San Mauro. Accompagnato alla chitarra da Cristiano Califano, l’attore e musicista napoletano narrerà di quei quattro amici che una quarantina di anni fa partirono in macchina da Napoli per andare a Torino a vedere la partita Juventus-Napoli. Non una partita qualunque, ma quella del 9 novembre 1986, quando la squadra partenopea sconfisse al Comunale, dove non vinceva da 29 anni, i bianconeri per 3 a 1 con Maradona che vinse il duello con Platini lanciando gli azzurri alla conquista del loro primo scudetto. «Di Giovanni che è un grande tifoso del Napoli , anch’io lo sono, ma in modo più ragionato - chiosa Servillo - indaga il senso e il valore delle passioni e lo fa con ironia, che è un’arma infallibile».

TRA MUSICA E PAROLE
In questa “lettura partecipata”, così definisce lo spettacolo Servillo, le parole si alternano alle canzoni. «Canto quattro brani, “Per fare un gol” , “Lo sfogo del Mister”, “Maradona era meglio e' Pelè” e “No te mueras nunca”. Le prime tre le ho scritte io e fanno parte di un album che avevo intitolato “Football”, l’ultima è di Caceres». Un film in versi, quello che vedrà il pubblico del Gobetti, un esilarante viaggio fatto da un eterogeneo manipolo di tifosi “malati” di tifo calcistico, accecato da una passione sfrenata e sfacciata, il tutto contornato da orde di uomini che si agitano nello stadio e non solo. Un ambiente osservato con acume e amore e con un occhio rivolto più alle gradinate che al campo di gioco. Uno spaccato del calcio a 360 gradi ma anche uno spaccato della vita.

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