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CINEMA
25 Maggio 2024 - 09:00
Una scena del film "I Dannati" di Roberto Minervini
Dopo Paul Schrader, protagonista mercoledì scorso al Museo del Cinema, Roberto Minervini: questa sera al cinema Nazionale un altro dei protagonisti dell’ultimo Festival di Cannes arriva in città per incontrare il pubblico torinese dopo l’esperienza della Croisette. Il regista marchigiano, da tempo trasferitosi negli Stati Uniti, alle 20,30 presenta “I Dannati” (biglietti 8 e 6 euro, versione in lingua originale sottotitolata in italiano), in concorso nella sezione Un Certain Regard e realizzato anche grazie al contributo della Film Commission Torino Piemonte.
Dopo alcuni documentari in cui ha raccontato la classe proletaria degli Stati Uniti, ora un film storico sulla guerra di Secessione, ambientato nel 1862. Come mai questa scelta?
«Da tempo meditavo di affrontare tematiche che mi spostassero verso la finzione, anche se il mio approccio non è cambiato, ho voluto che gli attori si impossessassero dei loro personaggi. Ho scelto quel periodo storico perché da lì tutto è iniziato, dalla necessità degli Stati Uniti di imporre una democrazia forte che contrastasse le monarchie europee. Impossibile poi non pensare al Paese disunito di oggi, col rischio che la situazione peggiori ancora».
Un ruolo importante nel film l’ha avuto la società piemontese Imago VFX di Fabrizio Nastasi con cui ha realizzato l’intera post produzione.
«Verissimo, devo ringraziare lui e ancor più Natalia Raguseo che ha curato la correzione colore: il lavoro fatto a Torino è stato fondamentale. Grazie a Imago e alle istituzioni, certo, ma vorrei porre l’enfasi sulla condivisione dello spirito autoriale, con Fabrizio e Natalia: è stata totale e non mi era mai successo prima nella mia carriera. Ci siamo messi tutti profondamente al servizio di una visione, abbiamo analizzato ogni sequenza del film: qualcosa è accaduto, è stato il momento più alto della mia vita nel cinema in fase di post-produzione».
A inizio film nei titoli di testa stupisce leggere il nome della comica Teresa Mannino, che abbiamo apprezzato al festival di Sanremo e nei suoi interventi teatrali, tra i produttori: come è successo?
«Conosco Teresa da anni, forse quello che ci unisce è la nostra vena comica: la mia è amatoriale, si nasconde ma mi permette anche di affrontare lavori di una certa intensità, avere ironia e autoironia nel mio settore è fondamentale. Teresa è una intellettuale, una persona sofisticata e conoscitrice del cinema: quando è emersa questa possibilità, a lavori già avviati, ha deciso di essere della partita. Da anni ne parlavamo, finalmente è successo».
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