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Capolavori dell'arte
30 Maggio 2024 - 17:09
La Flagellazione di Cristo di Caravaggio
Il corpo dalla muscolatura perfetta che pare illuminato tanto è bianca e giovane la sua pelle, in contrasto con il buio che fa da sfondo. Simbolo del male che sta per incombere, emblema del buio della morte. Un contrasto che pare realizzato da una luce artificiale ma no, non è così. Si tratta della geniale mano di Caravaggio, uno dei maestri più importanti dell’arte occidentale, padre di tanti capolavori al cui cospetto il mondo non può fare altro che inchinarsi. Come la Flagellazione di Cristo, opera realizzata tra il 1607 e il 1608, considerata una delle più significative della maturità del pittore lombardo, e che il 6 giugno (fino al 15 settembre) giungerà eccezionalmente alla Reggia di Venaria per l’allestimento legato alla mostra in corso con i capolavori di Capodimonte. Ed è proprio nel Museo napoletano che il quadro (286×213 cm, di proprietà del Fec, Fondo Edifici di Culto) è custodito dal 1972.
Il dipinto giungerà tra qualche giorno a Venaria, all’interno di una casa climatizzata realizzata ad hoc, direttamente da Napoli, ma rimane top secret il momento esatto del suo arrivo per ovvi motivi di sicurezza.
E, sempre per gli stessi, il Caravaggio sarà accompagnato da una scorta armata dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio. Il momento del suo allestimento, previsto appunto per la mattina del 6 giugno, sarà una vera e propria cerimonia alla quale prenderanno parte le istituzioni locali insieme con il presidente del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Michele Biamonte, e il direttore generale Guido Curto. Una cerimonia, si diceva, in pompa magna, degna del valore del quadro tra i più veri in quanto alla drammaticità di ciò che Gesù Cristo sta per affrontare.
La sua paura, la sofferenza, la tortura psicologica si evincono dai tratti del corpo i cui muscoli appaiono tesi e allo stesso tempo rassegnati, come quelli del collo che lasciano cadere la testa. Il tutto, nettamente in contrasto con l’atteggiamento dei due aguzzini, uno alla sua sinistra, uno dietro, forti e decisi pronti ad accanirsi sul Cristo. Il dipinto fu commissionato da Tommaso de’ Franchis (o de Franco) per la cappella di famiglia che gli fu donata da Ferdinando Gonzaga, nel cortile della chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli.
Tommaso apparteneva a un casato nobiliare di origini genovesi che aveva trovato le sue fortune economiche a Napoli grazie a Vincenzo de’ Franchis, presidente del Sacro Regio Consiglio, e quindi ai suoi figli, alcuni al servizio della corte spagnola, altri che avevano intrapreso la carriera ecclesiastica.
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