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24 Giugno 2024 - 18:39
"Robin Hood", tutto pronto per lo spettacolo che va in scena al Carignano
“Tanto tempo fa in Inghilterra il buon Re Riccardo Cuor di Leone andò in guerra. Al suo posto restò suo fratello il Re Giovanni. Sua Maestà voleva diventare ricco e faceva pagare tante tasse alla gente". La storia dell’arciere che rubava ai ricchi per donare ai poveri, nata dalla penna di Alexandre Dumas padre, torna al Teatro Carignano di Torino dove aveva debuttato il 17 febbraio scorso, protagonista della rassegna estiva che tradizionalmente lo Stabile dedica ai più piccoli. Ha preso il via il 21 giugno scorso e proseguirà fino al 7 luglio “Robin Hood” da Alexandre Dumas, spettacolo diretto da Marta Cortellazzo Wiel che firma anche la traduzione e l’adattamento insieme con Christian Di Filippo e Marcello Spinetta (repliche il martedì 25, mercoledì 26, giovedì 27 giugno e il martedì 2, mercoledì 3, giovedì 4 e venerdì 5 luglio alle 10,30; sabato 29 giugno e sabato 6 luglio alle ore 16; domenica 30 giugno e domenica 7 giugno alle 12).
Sul palco, colorato dalle scene di Fabio Carpene e dai costumi di Giovanna Fiorentini e con le musiche di Celeste Gugliandolo e il suono di Filippo Conti a fare da sfondo sonoro, Paolo Carenzo, Christian di Filippo, Celeste Gugliandolo, Lisa Lendaro, Marcello Spinetta, Aron Tewelde accompagneranno il pubblico nella mitica foresta di Sherwood per assistere alle avventure dell’eroe paladino dei deboli. Che però qui eroe non è, come spiega la regista Cortellazzo Wiel: «Non è un eroe, bensì un ragazzo che, come ogni essere umano, si confronta con i propri dubbi e paure, consapevole di non poter agire da solo. A sostenerlo in questa missione, infatti, ci sono l’amico Little John, che con i suoi consigli guida l’istinto spregiudicato del protagonista, l’incantevole Lady Marian, che spinta dall’amore per Robin e dal suo senso di giustizia, compie atti rivoluzionari contro il proprio stato sociale, e Maude, astuta complice e fedele amica della ragazza».
Ma la storia di questo “fuorilegge buono” sembra suggerire l’idea che, per fare giustizia, si debba ricorrere a metodi ingiusti. Così, è ancora la regista, «è stato inevitabile per noi, nella creazione del testo, porci degli interrogativi circa il concetto di giustizia oggi. Qual è il confine tra giusto e ingiusto? E quando un’ingiustizia, operata per un bene più grande, può veramente trasformarsi in un atto di salvezza».
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