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A COAZZE

Le "Storie di Barriera" di Gipo Farassino: la serata omaggio per ricordare il cantore delle periferie Torinesi

Lo spettacolo tra musica e memoria nel XVIII Festival Nazionale Pirandello

"Le Storie di Barriera" di Gipo Farassino: la serata omaggio per ricordare il cantore delle periferie Torinesi

Gipo Farassino

Venerdì 19 luglio al Palafeste di Coazze il ricordo è tutto per Gipo Farassino. Nell’ambito del XVIII Festival Nazionale Luigi Pirandello e del ’900, alle 20.45 va in scena “Storie di Barriera” uno spettacolo a cura della compagnia Linguadoc con gli artisti Marcello Spinetta e Mario Congiu. A dieci anni dalla scomparsa del cantore delle periferie torinesi per eccellenza, sarà una serata speciale che ripercorrerà la sua carriera musicale e il legame con la città e i suoi abitanti. Sul palco, la Barriera degli anni 50 e le banlieues di oggi, attraverso gli scritti dello stesso Farassino, le sue canzoni, le sue emozioni. Il racconto scritto e “cucito” dal giornalista e scrittore Bruno Quaranta, vuole ridarci quel mondo fatto di nebbie, fumo, personaggi bislacchi e ironia. La serata-evento, prima dello spettacolo, presenterà al pubblico anche alcune testimonianze, con Bruno Gambarotta e Margherita Oggero.


«Gipo ovvero un personaggio che avrebbe affascinato Pavese per il linguaggio saettante - disse di lui Giovanni Arpino, scrittore, giornalista e poeta -, l’amore per la chitarra, il mito del cortile, del caffè con biliardo, della giacchetta di cuoio, dell’amicizia severa e sarcastica. Ma Gipo è anche altro: deraglia dai binari d’un tipico racconto pavesiano in virtù d’una maggiore e più moderna positività».

E ancora: «Gipo è anche il “correre correre” d’una canzone, un “correre correre” che significa: tutto il futuro che possediamo è questo presente. Corri e finalmente incontrerai colui che avresti potuto essere. O impariamo a ridere, a vivere, a esistere nel presente che ci tocca, oppure questo presente ci seppellirà come un piede distratto schiaccia una formica. Questo ci dice Gipo. Con una consapevolezza critica ormai raffinata, ma che mai ha perso una briciola dello scatto, della rabbia, dell’umana nostalgia e dell’umana protervia che hanno fatto di Gipo non solo un compositore, un cantante, ma una maschera testimone dei nostri tempi».

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