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PREMIO OSCAR

Torino in fila per Martin Scorsese: "Il mio amore per il cinema? Tutta colpa dell'asma..."

In centinaia hanno sfidato il maltempo per un selfie e un autografo del maestro davanti alla Mole

Torino in fila per Martin Scorsese: "Il mio amore per il cinema? Tutta colpa dell'asma..."

Martin Scorsese mentre firma autografi sul red carpet allestito davanti al Museo del cinema

Mercoledì mattina Martin Scorsese - ospite in una suite dell'hotel Principi di Piemonte - saluterà Torino e i suoi tanti fan per proseguire i suoi progetti italiani, cui ha accennato nell'incontro stampa di lunedì in Mole Antonelliana: ma il ricordo di questa due giorni organizzata dal Museo nazionale del cinema resterà a lungo negli occhi e nelle orecchie di chi ha avuto la fortuna di esserci (la richiesta è stata molto più alta dei posti disponibili, il “tutto esaurito” è stato rapidissimo).


Scorsese ha anche partecipato, nonostante il meteo infelice, al red carpet che su via Montebello è stato affollato da centinaia e centinaia di persone, di ogni età: dai giovanissimi che lo hanno scoperto grazie ai film con Leonardo DiCaprio a fasce di pubblico meno giovane che sono cresciute guardando i suoi tanti capolavori, da “Taxi Driver” a quel “Toro scatenato” da lui stesso scelto come proiezione di chiusura della visita torinese, proiettato ieri sera in una pienissima sala Cabiria del cinema Massimo. Scorsese è stato molto disponibile, firmando autografi e facendosi fotografare dai presenti. «Ho scoperto il cinema quando ero molto piccolo: ho sempre avuto l'asma, non potevo fare sport e quindi i miei mi portavano sempre in sala a vedere qualcosa», ha spiegato in apertura di masterclass. «Ho avuto la grande fortuna di crescere nel momento in cui veniva reinventato, anche grazie alle nuove attrezzature più flessibili: non servivano più i grandi Studios».


Nel corso dell'incontro, Scorsese ha riconosciuto il valore del cinema italiano nella sua formazione. «Non solo il Neorealismo di De Sica e Rossellini, che ho scoperto in tv quando ero bambino e mi affascinava perché gli attori parlavano l'italiano come la mia famiglia, ma anche i film di Fellini, Antonioni, Bellocchio, Bertolucci, Pasolini, Rosi, usciti tutti insieme nei primi anni Sessanta. Un altro cinema era possibile: ho capito che volevo dire qualcosa con il cinema ancora prima di capire che cosa davvero volessi dire».


Tante le scene dei suoi film proposte al regista newyorkese da Grazia Paganelli e Domenico De Gaetano, programmatrice e direttore del Museo, chiamati a moderare l'incontro: tra i più amati c'è “Taxi Driver”: «Era difficile scrivere quel film, è tutto basato sul personaggio di Robert De Niro: sono state energia e passione a costruire ogni immagine, e così anche i movimenti e i sentimenti del personaggio». Impossibile esaurire le curiosità del pubblico su una carriera così grande e importante, ma era previsto: Scorsese è stato qui, il ricordo sarà indelebile.

(in collaborazione con Fondazione Quarto Potere)

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