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LA MOSTRA
17 Ottobre 2024 - 16:44
Rabbit inhabits the Moon, ovvero l'opera che dà il titolo alla mostra del Mao
«Una mostra di suoni, tra l’umano e il divino. Una mostra “in movimento”, da vedere non solo con la vista e con l’udito ma anche con altri sensi» la definisce il direttore del Mao Davide Quadrio. Da vedere con gli occhi, da ascoltare, ma anche da vivere come un’esperienza immersiva nel passato e nel presente di una cultura che unisce tratti occidentali ai riti della tradizione sciamanica coreana, è la mostra “Rabbit inhabits the moon. L’arte di Nam June Paik allo specchio del tempo” che si inaugura venerdì 18 ottobre (ore 18), nel Museo di Arte Orientale di Torino (rimarrà allestita fino al 23 marzo 2025) e che ha nell’arte di Nam June Paik, padre della videoarte, il suo culmine. Realizzata in partnership con il Nam June Paik Art Center di Yongin (Corea), con la Fondazione Bonotto e con il supporto della Korea Foundation, la mostra, che apre la stagione espositiva 2024-2025 del museo di via San Domenico, è stata ideata in occasione del 140° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Corea e Italia.
Al centro della rassegna, naturalmente, l’opera del più grande artista coreano del XX secolo, Nam June Paik (Seul 1932- Miami 2006), di cui sono proposte alcune celebri creazioni. A partire da quel coniglio in legno collocato davanti ad un televisore mentre guarda la luna sullo schermo. È il “rabbit” che dà il titolo all’esposizione. Di Paik anche un robot a forma umana fatto con televisori, video, installazioni e altro proveniente per la maggior parte dalla Fondazione Bonotto. Accanto a Paik le nuove produzioni di artisti coreani e alcuni manufatti prestiti di importanti istituzioni italiane e internazionali. Di particolare importanza riveste, nelle sale del museo, l’elemento sonoro, musicale e performativo. Specificatamente commissionata dal museo di Palazzo Mazzonis la composizione “Sounds heard from the Moon. Part 2” di Jiha Park. Il tutto, poi, completato da un ricco programma musicale e performativo.
«Con questa mostra il Mao prosegue nell’ottica delle produzioni e cooperazioni internazionali, il che rappresenta un fiore all’occhiello del museo e non solo - sottolinea Massimo Broccio, presidente della Fondazione Torino Musei -. Infatti, il proposito è di far diventare il museo un hub nazionale di relazioni internazionali in particolare per lo studio e la ricerca della cultura asiatica». In occasione dell’inaugurazione di venerdì 18 ottobre, negli spazi del Mercato Centrale Torino, si esibirà con un moderno rituale dagli echi sciamanici il gruppo coreano Gooseung, uno dei giovani gruppi di performer di Samul nori.
(in collaborazione con Fondazione Quarto Potere)
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