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Il lascito
23 Gennaio 2025 - 07:00
Luca Beatrice, critico d'arte
“L’arte di Alighiero Boetti voleva comprendere il tutto nel tentativo di far quadrare il mondo”, proprio come desiderava anche lui, Luca Beatrice, il noto critico d’arte e curatore torinese scomparso improvvisamente martedì 21 gennaio, che a fare quadrare tutto, la sua ideologia, il suo amore per l’arte e la cultura, ha impiegato tutta la sua vita.
Sono queste le parole usate da Beatrice per descrivere la mostra, l’ultima da lui curata, dedicata all’artista di Torino, tra i più noti del Novecento, che si sarebbe dovuta inaugurare proprio oggi alla Galleria Accademia (via Po 39) dell’amico Luca Barsi e che, invece, è stata rimandata al 4 febbraio. Anche se oggi si potrà accedere per “un incontro silenzioso”. Uno scherzo del destino direbbero in molti, karma, energia, affermerebbero, invece, altri. Nulla di tutto questo.
Per Luca Beatrice, diretto e coraggioso, si tratterebbe “semplicemente” di una brutta coincidenza. Fa male parlare proprio oggi di “Svelare e rivelare” (questo il titolo), alla vigilia del funerale (rinviato a sabato o lunedì), che la famiglia ha chiaramente espresso di volere vivere nella propria intimità, ma è necessario, «il modo migliore per rendere omaggio a una persona che in nome dell’arte e delle sue tante passioni, il cinema, i libri, senza dimenticare la Juventus - spiega Barsi - ha dedicato tutta la propria esistenza. Lui avrebbe voluto così, aveva lavorato molto per realizzare questo allestimento che noi abbiamo concluso in queste ore e siamo felici di poterne parlare. Lo facciamo con lo spirito allegro e vivace con il quale Luca ci ha contagiato, anche se abbiamo il cuore pieno di tristezza».
Tra le opere in mostra alla Galleria Accademia spiccano alcuni arazzi, tra cui un rarissimo “Kabul” in seta, realizzati dalle ricamatrici afgane dove Alighiero si recava periodicamente. E ancora un ricercatissimo manifesto dell’Arte Povera, lavori di matrice concettuale, divertissement, carte e disegni che mettono in luce la dimensione intima e riflessiva del lavoro dell'artista. “La classificazione, la mappatura, la volontà di mettere ordine sono elementi primari. Era un intellettuale privo di moralismi e quindi profondamente laico che credeva nel primato dell’intelligenza e della memoria - continua ancora Beatrice nella sua prefazione al catalogo - L’infinita serie di frasi composte da 16, 20 o più lettere (i famosi arazzetti), la trascrizione dei mille fiumi più lunghi del mondo, di cui qui in mostra un collage preparatorio datato 1970, la cartina geografica della terra dove i confini sono delimitati dai colori delle bandiere dei singoli Stati. Sono questi alcuni tra i lavori di Boetti che più hanno germinato filiazioni.
Boetti è artista del tempo. Quando entra a far parte di un’opera d’arte, il tempo le attribuisce quel valore concettuale e teorico che sfugge alle soluzioni meramente rappresentative. Il tempo concettualizza l’opera perché le offre l’inafferrabile restando sospeso ai margini dell’incertezza”.
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