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IL COLLEZIONISTA FOLLE

Il segreto di Kandinskij tramandato oltre la vita

La storia misteriosa del bozzetto ritrovato del pittore nato a Mosca

Il segreto di Kandinskij tramandato oltre la vita

Il bozzetto di Kandinskij

PROLOGO
Chi è davvero il Collezionista Folle? Un moderno avventuriero dell’arte, un instancabile cacciatore di verità nascoste, o semplicemente un sognatore con la penna in mano e il cuore pieno di Kandinskij? Questo protagonista della nostra rubrica sembra incarnare tutte queste anime. Stavolta, si fa trascinare nel labirinto di un giallo artistico intricato, tra Parigi e New York, dove un bozzetto di 30x30 cm sembra racchiudere un enigma postumo lasciato dal padre dell’astrattismo. Il nostro eroe ci guida attraverso una storia dai toni rocamboleschi, che unisce l’arte e la superstizione, le manovre di un Capo Treno napoletano e la pazienza di un fotografo con un debole per i ristoranti di rango. È un viaggio che non manca di colpi di scena, come la sua fuga per un soffio da un vagone derubato o il gioco di destini che vede esperti d’arte scomparire uno a uno, lasciando finalmente spazio a una nuova speranza. Sarà riuscito il nostro Collezionista a svelare il segreto che Kandinskij avrebbe tramandato oltre la vita? Oppure si tratta dell’ennesimo capriccio dell’arte, dove il genio si mescola all’ambiguità? In ogni caso, il Collezionista non si arrende: “Tentare nun nuoce”, dice con un sorriso sotto i baffi, mentre tiene stretto il suo bozzetto e scruta l’orizzonte della prossima avventura. 

Qui sopra Wassilj Kandinskij

CANDIDO
KANDINSKIJ
Wassilj Kandinskij prima di morire predispose il gioco che avrebbe fatto risolvere dopo la propria morte, come lasciò scritto sulla sua agenda. La sua segretaria Vivien Endicott Barnett ne era al corrente. A lei scrisse il 12 maggio e il 7 giugno e il 20 agosto 2004, quando lavorava al Guggenheim Museum di New York, annunciando di aver ritrovato il bozzetto di cm. 30x30 copia dell’originale di “Tache Rouge” di cm.130x130 di cui alla documentazione presso la biblioteca Kandinsky al Centro Pompidou di Parigi. Mi venne chiesto di approntare fotografie in alta definizione sia a colori che in bianco nero che feci realizzare da un noto studio fotografico di Torino ed inviai via aereo a N.Y. e ben ricevuto. La segretaria di Kandinskij verificò sull’agenda dell’artista e convocò il Comitato di esperti a Parigi, invitandomi a contattare un certo dr. Fiore presso il Museo Beauburg al Centro Pompidou, al quale avrei consegnato il bozzetto. Fissato il giorno dell’incontro, prenotai una cuccetta per il viaggio in treno Torino-Lione-Parigi, partenza serale con arrivo alle h. 11 del mattino successivo. Telefonai al dr. Fiore chiedendogli se potesse farmi venire a prendere al treno, non conoscendo Parigi ed avendo con me un bozzetto, che mi era stato stimato da un esperto d’arte di Torino, del valore di 10 milioni di euro.

Il Dr. Fiore mi consigliò di chiedere ad un amico e di prendere un taxi. Io mi accordai con un fotografo, celebre per aver fotografato i Beatles, che accettò di scortarmi e di fotografarmi nei miei trasferimenti a Parigi riconoscendogli il 4% sul futuro ricavo dalla eventuale vendita dell’opera oltre alle spese nei ristoranti di Parigi. Accettai, ma avrei dovuto superare i pericoli del viaggio che risolsi dando una mancia al Capo Treno chiedendogli di cambiarmi per scaramanzia la cuccetta di testa del vagone con quella di coda dello stesso vagone, pur essendo uguali.

Il Centre Pompidou di Parigi

Il Capo Treno accettò non solo per la mancia ma anche perché era un napoletano superstizioso: “Dottò nun ci stà u prubblema” mi disse guardando nell’agenda di carrozza, tanto il viaggiatore belga che spostò non sapeva quale fosse la cuccetta assegnatagli.

Preso possesso della cuccetta di coda con bagno, misi in atto il progetto di difesa: avevo portato un lungo filo di ferro con cui assicurare il fermo della maniglia della chiusura interna alla cuccetta in modo da avvertire eventuali tentativi di accesso o apertura della porta. Nascosi il bozzetto sotto il materassino della cuccetta superiore proteggendolo con un mio golfino. Al mattino feci una bella doccia e mi preparai ad uscire nel corridoio della carrozza dal quale provenivano rumori e voci di numerosi poliziotti francesi. La cuccetta di testa della carrozza era stata violata durante la notte ed il viaggiatore belga era stato narcotizzato e derubato dei suoi averi. Il Capo Treno mi fece cenno di squagliarmi ed io lasciai la carezza passando in quella adiacente. Trovai subito il fotografo che mi aveva dato appuntamento e ci allontanammo con un taxi. Nel primo pomeriggio consegnai il bozzetto al dr. Fiore e la sera festeggiammo lo scampato pericolo in un ristorante storico di Parigi. Il giorno appresso il dr. Fiore mi disse che la riunione del Comitato sarebbe avvenuta a fine settimana e che avrei dovuto tornare a Parigi in quella successiva. Le spese da sostenersi incominciavano ad incidere sia perché il fotografo mi portava sempre in ristoranti costosi, sia perché l’hotel non era da meno. Decisi quindi di rientrare a Torino in aereo. Dopo una decina di giorni mi avvisarono che il dipinto mi sarebbe stato riconsegnato personalmente e che non era prevista una spedizione. Tornai pertanto a Parigi in aereo con la speranza che il bozzetto fosse riconosciuto autentico. Mi fu invece riconsegnato senza expertise che mi sarebbe stata spedita successivamente per posta. Quando la ricevetti rimasi allibito: il Comitato riconosceva che era un bozzetto ma non aveva prove certe che fosse di Kandinskij. Compresi che l’artista non avesse lasciato una foto che comprovasse l’autenticità del bozzetto ritrovato oppure che nessuno del Comitato avesse avuto l’idea di verificare sull’agenda dell’artista, forse a mano della Segretaria di Kandinskij la quale avrebbe ben verificato a New York dove si trovava? Eppure in un precedente viaggio in Germania, un esperto facente parte del Comitato, aveva chiesto tempo per studiare le foto dello stesso bozzetto, ed un intermediario italiano mi aveva assicurato del preliminare parere positivo dell’esperto tedesco che, a richiesta, avrebbe potuto rilasciarmi una perizia di autenticità pagandogli il parere professionale.

Decisi pertanto di completare gli studi col metodo di lettura dell’opera secondo il metodo Mallarmé insegnato dal pubblicitario Armando Testa, presso il cui studio avevo fatto apprendistato estivo dopo la scuola ginnasiale. Riuscii a scoprire delle piccole differenze che rendevano il bozzetto interpretabile come un messaggio rivelatore del segreto che Kandinsky avrebbe tramandato dopo la sua morte. La mia richiesta di revisione del parere negativo del Comitato venne respinta perché improponibile agli stessi esperti. Ho quindi atteso per 20 anni che morissero tutti senza troppi tormenti e vorrei ora visionare direttamente l’agenda di Kandinskij prima di far proporre la visione del bozzetto ad un esperto sincero di Kandinsky. “Tentare nunn nuoce”: proverbio napoletano?

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