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01 Aprile 2025 - 22:20
L'allestimento della mostra a Monforte d'Alba
Non solo pittore, incisore, scultore, editore e personaggio di spicco del mondo culturale del Novecento, Mario Lattes fu anche collezionista. Come per molti artisti, infatti, il collezionismo fu per lui parte integrante del suo percorso creativo. A testimoniarlo la mostra che si è aperta il 29 marzo scorso a Monforte d’Alba, negli spazi della Fondazione Bottari Lattes, dal titolo “Echi del ‘900: le collezioni della Fondazione Bottari Lattes. Da Amedeo Modigliani a Pinot Gallizio”. E tra Modigliani e Gallizio, tra gli altri, George Braque, Maurice Utrillo, Ennio Morlotti, Albino Galvano, Italo Cremona, Gianfranco Ferroni, Lucio Fontana, Virgilio Guidi, Fausto Melotti, Mario Sironi, Francesco Tabusso, Carlo Terzolo, Renzo Vespignani. Autori significativi per comprendere la figura complessa di questo intellettuale torinese, come spiega il curatore della mostra Armando Audoli: «Le scelte collezionistiche di Lattes possono aprire uno spiraglio. Pensiamo, ad esempio, a una certa passione per gli autori eccentrici, appartati e irregolari, di natura visionaria se non direttamente di matrice simbolista, accostati con colta nonchalance ai grandi nomi del Novecento, nostrano ed europeo». E aggiunge: «Va detto, inoltre, che l’inclinazione collezionistica di Mario era intelligentemente rapsodica, indocilmente imprevedibile, non sistematica. Echi novecenteschi, insomma, che risuonano in modo più o meno udibile nell’espressività, tanto intellettualizzata quanto interiorizzata, del Lattes pittore».
Inserita all’interno del calendario di eventi culturali promosso da Vinum Alba 2025, la fiera internazionale dei vini del Piemonte, la rassegna propone fino all’11 maggio più di 40 opere appartenenti al corpus della Fondazione Bottari Lattes che riunisce sia la raccolta originaria di Lattes, sia i lavori acquisiti dalla moglie, la presidente della Fondazione Caterina Bottari Lattes, che ha proseguito idealmente l’attività del marito. Spicca in particolare la tela di Pinot Gallizio del 1963, considerata centrale nella mostra, messa in dialogo con altri artisti di primo piano della stagione informale torinese, quali Piero Ruggeri, Sergio Saroni e Giacomo Soffiantino. Si segnalano, poi, la “Sphinx in Pharaon” di Ernst Fuchs, il disegno di Modigliani “Seduta d’uomo”, la litografia di Braque “Oiseau sur fond de X”. Una sezione della mostra è infine dedicata agli incisori, gli italiani Luigi Bartolini e Mario Calandri, il francese Jean-Pierre Velly e il ceco Jirí Anderle. A corollario della mostra sono in programma ad aprile laboratori didattici e visite guidate dedicati alle scuole.
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