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IL COLLEZIONISTA FOLLE
30 Marzo 2025 - 09:19
A sinistra il Salvator Mundi, a destra uno dei rondò autografati da Leonardo?
PROLOGO
Lo si riconosce da lontano, il Collezionista Folle. Non tanto per l’immancabile sciarpa, che svolazza teatrale tra un’asta e una soffitta, quanto per quello sguardo febbrile da cercatore di reliquie e quella calma apparente da seduttore in guanti bianchi. Le sue imprese tra mercatini polverosi e salotti nobiliari sono ormai leggenda urbana: da un manoscritto leonardesco scovato tra le carte di un notaio in pensione a un biberon che - giura - appartenne all’infanzia di Napoleone. Ma attenzione: se l’arte è il suo chiodo fisso, il gentil sesso è la cornice dorata entro cui ogni sua avventura prende forma. Pare che basti un disegno in filigrana, un cenno alla dinastia merovingia e un bicchiere (rigorosamente firmato “Leonardo”) per far capitolare anche la più inflessibile vigilessa. E se poi si chiama Isabella... beh, c’è da scommettere che dietro l’uniforme batta un cuore d’esteta.
IL RONDÒ DI LEONARDO
Ciack! Si gira? “Vada alla rotonda, alla seconda uscita a destra ma facendo il giro giro tondo e che caschi il mondo e tutti giù per terra !” così mi disse la vigilessa paonazza in volto appena uscita dalla vineria dove aveva chiesto di vedere il mio documento di identità in un normale controllo degli avventori del locale. La lettura del mio cognome Barbera dovette averle dato in testa. Fu inutile spiegarle che il mio cognome era il nome di una dinastia reale: “bar” vuol dire figlio di BERA che era la famiglia dei Re BERA i primi Re dei francesi, di cui BERA IV fu chiamato Meroveo e dal quale discese la stirpe dei Re dei francesi Merovingi.
“Ma Lei vuol prendersi gioco della mia autorità ?” mi disse sorridendo, restituendomi la carta di plastica.
Il suo sguardo si posò su un foglio di carta che tenevo nell’altra mano, come se fosse una multa di sosta.
“Questa non è una multa!” le dissi scherzando ed ammirando i suoi riccioli d’oro che uscivano fuori dal berretto d’ordinanza. Non era affatto una brutta vigilessa, col viso regolare, la bocca delicata, gli occhi dolci che mi ricordarono un famoso ritratto ad Isabella d’Este eseguito da Leonardo Da Vinci.
La vigilessa si levò il cappello ed io fui meravigliato da quanto fosse bella mentre Lei si mostrò sempre più interessata al mio disegno.
“Le piace? E’ un disegno che si vede in trasparenza ponendo contro luce questa antica carta in filigrana…” le dissi esponendo la carta contro il raggio di sole che penetrava nel locale. Lei mi si avvicinò tanto da sentire il suo dolce profumo muschiato. “Pensi… venne attribuito nel secolo scorso di mano di Leonardo Da Vinci in ragione al fatto che se lo si osservasse al buio, illuminato dai raggi UV ultravioletti, si leggerebbe la firma di Leonardo Da Vinci scritta non solo in verso contrario ma anche leggermente convesso per dare al Rondó l’effetto sferico”. Lei sgranò i suoi magnifici occhi divenuti improvvisamente lucidi e ammalianti, mentre io preso da grande emozione continuai con tono sempre più calmo, come se confidassi un segreto a una amica: “Vuole sapere cosa penso? Leonardo avrebbe trasformato questo disegno su antica carta incidendo con uno stilo d’argento con la figura di Ludovico il moro Duca di Milano, in un ottico globo reso blu dai raggi Uv con sulla sua superficie convessa la propria firma “Leonardo”. Una idea geniale da replicare a fuoco sui bicchieri di vetro della vetreria Glaskoch una grande industria tedesca che già produce la linea dei bicchieri in vetro col marchio brevettato “Leonardo”, cosa ne pensa?”
“Oh …. io sono una semplice vigilessa, proprio non saprei dirle..”. “Permetta che Le offra da bere…”. Lei rimettendosi il cappello : “La ringrazio, ma non posso, sono in servizio”. Non sapevo come farmela amica. “Vede, mi sono chiesto come Leonardo avesse potuto immaginare la terra vista dagli astronauti come un globo blu, Leonardo è morto nel 1515, mentre l’astronomo Galileo Galilei è nato nel 1564, quindi Leonardo fu più visionario di Elon Musk!”. Nel frattempo avevo riposto in una busta il rondò di carta e avevo mostrato il globo blu che appariva sullo schermo del mio Iphone. “Signora vigilessa guardi che spettacolo!”. Lei si avvicinò ancora di più e sottovoce mi disse: Mi chiami Isabella!”. Dopo un leggero colpo di tosse incrociai i suoi occhi. Splendidi. “Isabella, vorrei farle notare che Leonardo comprese che per fare percepire il volume del globo, avrebbe dovuto inserire un punto di riflessione della luce calcolato col compasso. Vede? Lo mise sulla destra del globo!. Non Le dice niente tutto questo, Isabella?”. Il suo bel volto rimase perplesso, come se pensasse di rispondermi dopo aver ben riflettuto ad un esame per accedere ad una gerarchia superiore del corpo dei vigili.
Ed aveva anche un magnifico corpo sotto l’austera divisa. “Già, è proprio un globo! Che genio questo Leonardo!”. “Mi lasci dire ancora un pensiero importante su questo rondò che potrebbe valere un mucchio di dollari”.
Sempre sottovoce le chiesi: “Posso darle del tu?”. Lei annuì. “Vedi Isa, ho notato che è lo stesso artificio ottico che Leonardo utilizzò per far percepire il volume al globo di cristallo che il Salvator Mundi tiene nella sua mano”. Lei si inumidì le labbra con la punta della lingua. “Umby, ciò vorrebbe provare la autenticità reciproca del rondò con il dipinto Salvator Mundi?”
“Ah, non ci ero arrivato!” esclamai rapito dalla luminosa idea. Poi ragrottai le sopracciglia: “Ma dicono che alcuni nemici del Principe Emiro d’Arabia abbiano voluto tirargli uno scherzo birbone facendo realizzare tre copie perfette del Salvator Mundi per scatenare una lite tra i periti che sostengono la autenticità del dipinto del Principe e gli altri che la mettono in dubbio. Il rondò potrebbe dire la sua, vero?”.
Isabella tirò un sospiro restituendomi il telefonino. “Umby, se non ti chiamassi stasera, presentati domani mattina al Comando dei Vigili Urbani di Mantova, la città dei miei avi!”. Portò la mano tesa alla visiera strizzandomi l’occhio.
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