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IL COLLEZIONISTA FOLLE

Ritrovato un rarissimo Picasso degli inizi del ‘900

Misteri e passioni al Bateau Lavoir: l'arte, l'amore e la follia dietro l'opera dell'artista di Malaga

Ritrovato un rarissimo Picasso degli inizi del ‘900

A sinistra la tela attribuibile a Pablo Picasso (nella foto a destra)

PROLOGO
C’è chi colleziona francobolli, chi statuine di porcellana, chi cimeli improbabili che ingombrano casa come relitti di un’epoca mai vissuta. E poi c’è il nostro Collezionista Folle, un uomo capace di trasformare ogni ritrovamento in una rivelazione, ogni tela impolverata in un pezzo di storia dell’arte. Ma questa volta si è superato. Con la disinvoltura di un archeologo dell’invisibile, ha scovato nientemeno che un Picasso. Anzi, due. Perché, come in una matrioska beffarda, sotto il primo quadro ce n'è un altro incollato, quasi fosse un segreto troppo scabroso persino per l’autore stesso. Ed è qui che il genio del nostro eroe si accende: scruta, analizza, e con una deduzione che farebbe impallidire gli storici dell’arte, riconosce nella composizione pittorica la perfetta sintesi dell’evoluzione della sifilide. Sì, avete capito bene. Non un’allegoria astratta, non un raffinato esperimento cubista, ma un quadro clinico in tre atti. Il Bateau Lavoir, con il suo caos creativo, il suo odore di assenzio e le sue passioni sfrenate, diventa così lo sfondo perfetto per questa scoperta. Un Picasso inedito? Forse. Un volo pindarico del nostro collezionista? Probabile. Ma d’altronde, in questa rubrica, il confine tra genio e follia è sempre sottile. E mai noioso.

 

CENA COL MORTO
Questa è una tela attribuibile a un pittore che aveva lo studio al Bateau Lavoir a Parigi nel 1904… La si può studiare magari mettendola orizzontale o trasformandola in un tappeto. Sarebbe il tappeto più artistico che si possa immaginare: camminare sul dipinto che ritraeva i vetri del lucernario del Bateau Lavoir, dove aveva il suo primo studio Pablo Picasso, frequentato da Fernande Olivier e da Carlos Casagemas, Guillaume Apollinaire e Max Jacob. Ogni quadratino è un frammento di storia dell’arte, di ricordi resi evanescenti dal fumo, dalla luce della notte del tempo, dal fiato che appannava il vetro, dalle risate e dai pianti. Se i lettori vi vedessero ciò che vidi io, avrebbero da scrivere le loro impressioni senza chiedermi null’altro. Non avrebbero le mie risposte e nemmeno quelle di coloro che abitarono al Bateau Lavoir nel 1904. Tuttavia, con un impegnativo sforzo di auto ipnosi per cercare di rivedere come andarono le cose, se non con l’evocato intervento del dr. Gustavo Rol, mi accingo a raccontarvele: …Le nubi basse temporalesche lambivano i tetti di Parigi ed i lampi non promettevano nulla di buono. Prima che fosse troppo tardi Picasso si recò alla fontana per prendere l’acqua, preferibile a quella del lavabo. Alla fonte c’era una fanciulla di nome Amelie che si fece per gioco chiamare Fernande Olivier. Convivere con Picasso per otto anni, dal 1904 al 1912, fu per Fernande, che faceva la modella, una straordinaria folle esperienza, tra le bevute di assenzio e gli odori dei colori e anilina. La sregolatezza era una costante. Un giorno Picasso rientrò anzitempo al Bateau Lavoir, la casa con ampia vetrata, frazionata in ateliers ed affittata ad artisti, pittori e scultori senza regolamento condominiale, per cui il caos era perenne. Picasso non si sorprese di vedere sdraiato nel grande pagliericcio l’amico spagnolo Carlos Casagemas abbracciato alla sua ragazza ed a Fernande. Le due sedie erano mezze sfasciate, sopra vi erano ammucchiati i loro vestiti.  L’occhio gli cadde su una natica di una ragazza dove notò la bruciatura a fuoco con la quale all’ospedale marchiavano le donne colpite dal mal di venere (sifilide). Il terrore degli effetti del contagio lo colse al pari di Casagemas, il quale resosi conto di essere stato contagiato volle organizzare una macabra cena. Ad un certo punto Casagemas smise di mangiare, si alzò e mise al corrente gli ospiti di essere condannato alla pazzia (non era stata ancora scoperta la penicillina) per cui aveva deciso nella occasione dell’ultima sua cena di farsi accompagnare alla morte dalla sua compagna. Di fronte agli esterrefatti amici con il boccone in bocca, Casagemas estrasse un revolver che puntò e sparò, mancando la mira contro la sua compagna, la quale per la  paura svenne e cadde a terra come morta. Casagemas credendo d’averla uccisa puntò il revolver alla sua tempia, sparò e cadde morto e riverso sulla tavola. Picasso, con la flemma del toreador, raccolse il revolver e lo custodì come un cimelio. Cacciò  Fernande e tornò a dipingere per Jolie, la moglie di Marcoussì (un altro suo amico). La tragedia continuò perché dopo poco tempo Jolie si ammalò e morì. La malattia di Fernande fu invece lunga, fino al terzo stadio della malattia, finché si tolse la vita nel 1966 impiccandosi alla porta del suo garage.  Attraverso i vetri appannati della vetrata del Bateau Lavoir, Picasso vide le tre fasi della malattia che dipinse su una tela, sulla quale fece un collage della vetrata, non si  sa se sia del Bateau Lavoir o sia del bistrò dove, tra un piatto e l’altro, si uccise l’amico.

 

 

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