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Al Massimo

Il regista di Amy e Maradona: «Adesso vi racconto il futuro»

Asif Kapadia chiude stasera CinemAmbiente con il nuovo “2073”

CinemAmbiente

Una scena del film e nel riquadro il regista premio Oscar Asif Kapadia

Sarà il regista britannico Asif Kapadia a chiudere questa sera alle 21 al Cinema Massimo l’edizione numero 28 del festival Cinemambiente. L’autore premio Oscar per il documentario “Amy” sulla cantante Winehouse presenta l’anteprima del suo “2073” (ingresso gratuito), un progetto in cui prova a immaginare come sarà la Terra in quell’anno, viste le tragiche premesse in cui viviamo ora tra inquinamento, guerre e populismi.

«L’ho scritto, prodotto e diretto io stesso, e sono felicissimo di essere qui a Torino. Per me è un film molto personale, si parla di ambiente, tecnologia, politica e società: è la mia risposta alla domanda se sto impazzendo io o se sta impazzendo il mondo».

“2073” è un documentario inserito in una cornice che è un vero e proprio film di fantascienza, interpretato dall’attrice Samantha Morton: una scelta affascinante ma anche rischiosa, il confine tra ciò che è vero e ciò che non lo è diventa meno chiaro. «Cercavo una storia da raccontare ma anche un modo originale di narrarla: il mio primo film, ad esempio, è stato un western ambientato in India, “Senna” era senza interviste ma solo lavorando con l’archivio. Questo ho iniziato a pensarlo durante il Covid, era un periodo molto spaventoso, la situazione era davvero distopica: volevo mescolare finzione e doc, in modo da trasformarlo in una sorta di film di fantascienza. Ma al contrario: le cose più terrificanti vengono dalla realtà».

Attivo nel cinema dalla metà degli anni Novanta, Kapadia ha ottenuto il grande successo con il documentario, con una trilogia di talenti giovani e in modo diverso “maledetti”: Amy Winehouse, Ayrton Senna e Diego Armando Maradona. Ma in carriera, anche solo come produttore, ha lavorato sulle vite di Federer, Ronaldo e degli Oasis: «In ognuno di questi casi – confida Kapadia – a colpirmi è stata la loro lotta contro il sistema, che per alcuni è stata anche fatale. Serve una tensione drammatica forte, ma sono il primo pubblico dei miei film e imparo a conoscere bene i personaggi facendo le ricerche di archivio».

Il Museo del Cinema da domani propone una mini-retrospettiva dei lavori di Kapadia con i doc “Amy”, “Senna” e “Diego Maradona” e con il film “Far North”.

«Il documentario su Amy l’ho pensato come se fosse un musicale, Senna invece è una specie di action movie. Maradona? Diciamo che è come un film di gangster, mentre “Far North” è un film di finzione ambientato in mezzo ai ghiacci delle isole Svallbard, al polo Nord. Oggi, martedì, ho un po’ di tempo e visiterò Torino, non vedo l’ora. A cominciare al Museo del cinema, ovviamente. Vorrei fare un film in Italia, magari sarà qui».

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