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Storia
22 Settembre 2025 - 05:28
chef Diego Giglio
Che sia stato il ristorante preferito dal Cavour presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia appena unita (1861), è noto a tutti sotto la Mole e non solo. I suoi avventori amano immaginare il conte uscire dal palazzo del Risorgimento, attraversare la maestosa piazza Carignano e recarsi al ristorante Del Cambio (civico 2) per il consueto pranzo.
Un luogo che vanta origini ancora più lontane e che il 5 ottobre prossimo festeggerà ufficialmente i suoi primi 268 anni. Era il 1757 quando Torino, capitale del Ducato di Savoia, teneva a battesimo quello che sarebbe diventato il ristorante simbolo della storia e della tradizione sabauda, come documentano i disegni firmati dall’architetto Francesco Antonio Bellino, adiacente all’altrettanto storico Teatro Carignano, voluto dal principe Luigi Amedeo di Carignano. Storia nella storia di un luogo che ha vissuto tutti i momenti importanti di Torino, dai fasti regali a quelli politici fino ai cambiamenti contemporanei e che, oggi, con la nuova guida dello chef Diego Giglio (succeduto a inizio anno a Matteo Baronetto, cui spetta il merito di avere conquistato la Stella Michelin), insieme al sous chef Francesco Rovai, al manager Fabio Furci, alla pastry chef Giorgia Mazzuferi, a Mirko Galasso head sommelier e a Marco Torre head barman, si appresta a vivere una nuova vita.
Pur mantenendo intatte le caratteristiche che lo rendono un unicum nel panorama torinese, un simbolo della città. Le sue sale auliche parlano ancora al passato, così come ha voluto l’ultima ristrutturazione, quella del 2014, realizzata da artisti quali Michelangelo Pistoletto, l’argentino Pablo Bronstein e l’israeliano-newyorkese Izhar Patkin. Gli arredi sono, invece, di Martino Gamper.
Il progetto comprende anche la Farmacia Del Cambio e il Bar Cavour e non c’è vip (attori, politici, industriali), del passato o recente, che non sia passato di lì.
«Il nostro obiettivo, oggi più che mai — spiega Giglio — è farci portavoce della storia di questo luogo, rappresentando la tradizione in una versione mai scontata, ma neppure snaturata. Lo facciamo attraverso un costante lavoro di squadra, che ogni giorno contribuisce a valorizzare l’identità di Del Cambio, continuando a studiare le nostre radici, per ricercare gli elementi distintivi e le contaminazioni storiche, che ci permettano di raccontarci in maniera autentica e unica».
L’obiettivo è quindi partire dalla storia di Del Cambio e da quegli elementi che possono dar vita a un racconto fortemente identitario, come il legame fra il Piemonte e la Francia, che nel corso dei secoli ha dato vita a naturali contaminazioni culturali e a uno stile gastronomico unico: «Del Cambio nasce in un contesto straordinario, in continuo fermento, ogni elemento della sua storia è fonte di ispirazione: continueremo a valorizzare la sua identità e storicità, con un’attenzione sempre più importante alle ricette e all’eleganza del passato, facendo emergere l’autenticità dei sapori», dichiara ancora Giglio.
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